The Singing Revolution, documentario

The Singing Revolution è un documentario emozionante e istruttivo. La vicenda storica raccontata è sorprendente: in Estonia, decine di migliaia di individui di ogni età per anni hanno promosso l’indipendenza dall’oppressione sovietica radunandosi e cantando insieme. Dal 1987 al 1991, quando il 20 agosto fu proclamata l’indipendenza, l’Estonia è stata un unico coro che invocava la libertà …


SingingRevolutionIl documentario è stato realizzato nel 2007 dai registi James Tusty e Maureen Castle Tusty. Ancora oggi non è disponibile in lingua italiana, ma la versione sottotitolata in inglese è relativamente agevole da seguire. The Singing Revolution è l’unico film che racconta la vicenda della liberazione dell’Estonia dall’occupazione sovietica, un vicenda che è rimasta immobile nella memoria del popolo baltico. The Singing Revolution commuove e ci rende orgogliosi della comunanza con popoli che hanno saputo agire insieme e in modo pacifico per una causa giusta.

Il documentario dedica un’ampia sezione all’imponente manifestazione che si tenne il 23 agosto 1989. Si trattò di una data simbolo perché, cinquanta anni prima, in quel giorno, venne firmato lo scellerato patto Ribbentrop-Molotov che segretamente assegnava all’Unione sovietica l’influenza, che diventerà dominio, sui paesi baltici. In quel giorno, nel 1989, fu organizzata una catena umana lunga 600 km che da Vilnius arrivò fino a Tallinn passando per Riga. Vi parteciparono più di due milioni di persone: fu l’evento chiave dell’intera rivoluzione.

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La Via Baltica, la catena umana che il 23 agosto 1989 unì due milioni di persone: da Vilnius a Tallinn, insieme, per chiedere la libertà dal regime sovietico (Foto: Wikimedia Commons).

Tra il 1987 e il 1991 ci furono numerose altre importanti manifestazioni che il documentario racconta nel dettaglio attraverso filmati di repertorio. Nel loro insieme, questi eventi diedero vita alla Rivoluzione Cantata. Il 21 agosto 1991 la Lettonia dichiarò l’indipendenza, il 23 agosto venne rimossa la statua di Lenin a Tallinn e il giorno dopo, l’Unione Sovietica, con un ritardo di 50 anni, riconobbe l’indipendenza dell’Estonia. Nel dicembre 1991 l’impero sovietico si dissolse.

La storia

Il film inizia con una rapida introduzione all’occupazione sovietica (1940), nazista (1941 – 1944) e poi nuovamente sovietica (1944) dell’Estonia. La seconda occupazione terminerà nel 1991. Il paese visse anni drammatici: la guerra, le deportazioni, il genocidio e poi di nuovo le deportazioni, le uccisioni, il terrore e l’altro Olocausto, quello baltico.

Dopo lo fine della seconda guerra mondiale più di un quarto della popolazione fu deportata in Siberia, fu fucilata o dovette fuggire dal paese.

Durante questi anni la musica fu la sola consolazione per il popolo estone che con essa poteva mantenere viva la sua lingua, le sue tradizioni e la speranza per il futuro.

La testimonianza più eloquente dello stretto legame tra il popolo baltico e la musica è il Festival della Canzone Estone di Tallinn (üldlaulupidu). Dal 1869, ogni cinque anni, il festival musicale porta su un unico palco tra le 25.000 e le 30.000 persone che, insieme, cantano il repertorio più ricco al mondo di musica corale. Il festival non fu bandito durante gli anni dell’occupazione sovietica, anche se venne imposto un repertorio esclusivamente in lingua russa.

Il documentario racconta come proprio durante questo festival, nel 1969 ci fu una prima trasgressione: il coro iniziò spontaneamente a cantare uno dei brani vietati che in seguito diventerà l’inno non ufficiale della nazione. Il brano si intitola Mu isamaa on minu arm (Terra dei miei antenati, terra che amo) che fu scritto nel 1947 con il testo tratto da un antico poema tradizionale estone.

Il coro cantò questa canzone più e più volte, mentre le autorità sovietiche cercarono con ogni mezzo di fermare lo spettacolo anche facendo interrompere l’orchestra. Continuarono a cantare fino al giorno dopo e non ci fu alcun modo per fermarli.

L’Estonia è un piccolo paese, non aveva la possibilità di confrontarsi militarmente con la Russia, ma aveva un’arma che da quel momento in poi fu utilizzata in modo sempre più frequente: il canto.

Dopo questo primo episodio, bisognerà aspettare sino al 1987 perché prendesse il via la Rivoluzione Cantata che, nuovamente, nessuno riuscì a fermare. La cosa avvenne quando, nel mese di giugno, più di 10.000 persone si accamparono per diversi giorni presso il Lauluväljak, l’imponente palco di Tallinn dove si tiene il Festival della Canzone Estone. Insieme, iniziarono a cantare le canzoni proibite in lingua estone.

Questi incontri servirono a unire gli estoni e alimentarono una nuova speranza per l’affermazione della loro identità nazionale. A settembre, tre mesi dopo, 300.000 estoni si radunarono nuovamente al Lauluväljak per continuare la loro protesta. Anche a Tartu, la seconda città estone, nel 1988, il locale festival della canzone assume un significato politico, attirando circa 300.000 partecipanti che alternarono ai canti patriottici anche slogan antisovietici e a favore dell’indipendenza.

Il documentario racconta di come, durante la manifestazione, passò una motocicletta che aveva legata al bagagliaio la bandiera estone: un simbolo vietato da più di quarant’anni e che tutti pensavano non fosse più presente in Estonia. Accadde, invece, che i partecipanti iniziarono a sventolate decine e poi centinaia di bandiere tricolore blu, nere e bianche. Le avevano con sé e le avevano sempre avute con sé. Gli imbalsamati ufficiali sovietici non poterono far altro che guardare …

La sollevazione popolare fu ulteriormente alimentata dal nuovo clima di distensione che seguì le riforme democratiche (1987 – 1988) di Gorbaciov. Ci fu, inoltre, la constatazione che l’Unione Sovietica era giunta al capolinea e che il processo di russificazione non sarebbe potuto proseguire con la stessa ottusa determinazione e ferocia degli anni precedenti.

Contemporaneamente anche nelle altre due repubbliche baltiche, la Lettonia e la Lituania, si risvegliò il desiderio di libertà e autonomia. Lo stesso accadde anche a Lipsia, a Berlino e in Polonia dove Solidarność, il Sindacato Autonomo dei Lavoratori “Solidarietà”, stava emergendo e raccogliendo sempre più consensi.

Il documentario descrive in modo accurato le ultime fasi della rivoluzione e, finalmente, il momento della conquistata indipendenza.


Scheda del film

SingingRevolutionTitolo originale: The Singing Revolution
Paese di produzione: Stati Uniti
Anno: 2006
Regia: James Tusty, Maureen Castle Tusty
Durata: 94 min.
Lingue: inglese

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2 pensieri su “The Singing Revolution, documentario

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