A Brunico, nel Sud Tirolo, le serate sono tranquille, placide e silenziose e in tale contesto è facile ritrovarsi a riflettere su temi che normalmente non prenderemmo in considerazione. Per questa ragione, potrebbe accadere che ci si possa dedicare anche a un monumento apparentemente insignificante così come lo è quello disposto proprio nel centro del paese montano: il Monumento all’Alpino…

Chi si trova in piazza Cappuccini a Brunico non può non notare un monumento che vanta una passato decisamente “esplosivo”: una scultura in pietra alquanto grezza che ritrae il viso e mezzo busto di un soldato alpino
Da Alto Adige. Una Guida Curiosa di Bruna M. Dal Lago Veneri
Il Monumento all’Alpino si trova nella centrale Piazza dei Cappuccini e lo si può vedere dal principale asse viario della città, via Dante Alighieri. Si tratta di un semplice mezzo busto in pietra che rappresenta un alpino mentre guarda davanti a sé con in testa il distintivo cappello da dove spunta la tradizionale penna. Il volto è inespressivo, né fiero, né incupito e neppure altezzoso…
La scultura è posta nella sommità di un alto basamento realizzato in porfido e pietra. Nel basamento è stata inserita una targa in marmo dove possiamo leggere la magniloquente iscrizione “alla gloria imperitura degli alpini”.
Gli abitanti di Brunico lo chiamano Kapuziner Wastl ossia “Sebastiano dei Cappuccini” (in tedesco, wastl è il diminutivo di Sebastiano) riferendosi sia al vicino Convento dei Cappuccini, sia al cappello che ha tutta l’aria di un cappuccio. Per tutti gli altri, invece, la denominazione è Monumento all’Alpino o Monumento agli Alpini.
Perché occuparsi dell’incupito militare di pietra? Come dicevo, di sera, a Brunico, non c’è molto da fare… In realtà, c’è anche la ragione che il modesto monumento ha un trascorso complicato, tormentato e controverso come raramente accade per una pacifica scultura. Tra attacchi, discussioni, strenue difese, aggressioni, celebrazioni e rivendicazioni, c’è da rimanere esterrefatti perché non ci si aspetterebbe di avere di fronte un’opera così fortemente simbolica e “coinvolgente”.
La storia dell’immobile alpino brunicense ebbe inizio nel 1936 e si “esaurì” solamente nel 2012 quando la sua marmorea penna fu presa a martellate da un anonimo e particolarmente adirato autonomista sud tirolese. Come potete già immaginare, si tratta di una vicenda interessante anche perché ha seguito con sorprendente regolarità le vicissitudini di un territorio, quello del Sud Tirolo, irrequieto e con peculiari caratteristiche etnico-sociali. Leggete oltre per conoscere la storia del Monumento all’Alpino…
La tormentata storia del Monumento all’Alpino di Brunico
1936 – siamo in epoca fascista e il podestà di Brunico, Antonio Di Stefano, promuove la realizzazione di un monumento per celebrare la Divisione Pusteria impiegata nella Guerra d’Etiopia (1935-1936). L’opera, realizzata dallo scultore patavino e fascista della prima ora Paolo Boldrin, rappresenta un alpino armato, rivolto verso il confine settentrionale e dell’altezza di 6 metri. Il monumento viene inaugurato nel 1938. All’interno del basamento viene murata un’urna contenente della terra proveniente dalla colonia etiope. Oltre all’intento celebrativo, la statua fungeva anche da monito per gli abitanti della località montana: l’Alto Adige è e resterà territorio italiano e se qualcuno ha qualche dubbio, c’è un fiero e granitico alpino armato pronto ad agire…
1943 – dopo l’8 settembre l’Italia è invasa dalle truppe naziste. Alcuni cittadini di Brunico decidono di abbattere la statua diventata simbolo della dominazione fascista.
1951 – l’Associazione Nazionale Alpini fa ricostruire il monumento in una nuova e meno “minacciosa” versione che raffigura un alpino in posizione di marcia, non armato e con la mantella. L’altezza della nuova opera è di 4 metri (due in meno del precedente).
1966 – il monumento viene fatto saltare in aria dall’organizzazione terroristica Befreiungsausschuss Südtirol che aveva l’obiettivo politico della secessione dell’Alto Adige dall’Italia e la riunificazione con il Tirolo e l’Austria.
1968 – il monumento è nuovamente ricostruito.
1979 – il monumento viene distrutto dall’organizzazione terroristica Ein Tirol.
1980 – il busto, rimasto intatto, prende il posto della statua diventando il monumento che ancora oggi possiamo vedere.
2009 – si svolge una marcia di protesta di circa 2500 schützen (il movimento che in Alto Adige e in Trentino porta avanti una politica di tipo autonomista, quando non separatista, con forti connotati anti italiani) che termina proprio sotto l’odiato mezzo busto, ancora additato come simbolo della invisa dominazione fascista.
2011 – l’ambasciatore etiope in visita nel nord Italia manifesta contrarietà per il persistere di un monumento dedicato alla divisione Pusteria che in Etiopia, tra le altre, scelse la scorciatoia delle armi chimiche…
2011 – il Comune di Brunico decide di corredare il monumento con una targa che ne motiva il significato ideologico (qui sotto ne viene riportato il testo integrale). La targa sarà poi rimossa nel 2016 (ma perché?).
2012 – a causa di un atto vandalico la penna del cappello alpino viene spezzata. Nello stesso anno viene ricostruita.
2013 – un gruppo vicino al movimento di Eva Klotz incappuccia il monumento e pubblica il filmato di questo gesto.

Le didascalie “scomparse” al Monumento all’Alpino di Brunico
Dal 2011 al 2016, davanti al monumento sono stati inseriti tre cartelli rispettivamente nelle lingue italiana, tedesca e ladina. I cartelli raccontavano la storia del Monumento all’Alpino e ne spiegavano il significato. Dal testo si evince una certa difficoltà nell’affrontare il tema: non mancano alcune sofisticazioni e qualche comprensibile incertezza nell’utilizzo della lingua italiana….
Nel 1936 il podestà di Brunico propose di erigere un monumento dedicato alla divisione alpina Val Pusteria, la quale prese parte alla campagna coloniale di Abissinia, Etiopia.
Con l’inaugurazione del monumento la piazza dei cappuccini venne ridefinita, concentrando nuove strutture e simboli italiani da contrapporre al centro di Brunico.
L’opera dell’altezza di 6 metri dell’artista padovano Paolo Boldrin, rappresentava un alpino armato rivolto verso il confine settentrionale, celebrando la divisione Val Pusteria ed i suoi caduti, simboleggiando anche l’annessione dell’Alto Adige all’Italia, dopo la grande guerra e la politica di italianizzazione forzata da parete del fascismo delle minoranze tedesche e ladine a partire dal 1922.
Dopo l’8 settembre 1943, nei primi giorni dell’occupazione dell’Italia da parte delle truppe tedesche naziste, il monumento venne abbattuto da parte di alcuni cittadini di lingua tedesca di Brunico.
Nel dopoguerra per iniziativa dell’associazione nazionale alpini, si decise di ricostruire il monumento. L’opera dello scultore gardenese, Rudolf Moroder, rappresentava un alpino in posizione di marcia, non armato, delle dimensioni di 4 metri. Il monumento venne inaugurato nel 1951.
Durante il periodo degli attacchi sudtirolesi, preordinati alla rivendicazione del diritto alla autodeterminazione del territorio dell’Alto Adige, a partire dal 1956, il monumento, ritenuto simbolo dello stato italiano, venne più volte danneggiato e completamente distrutto nel 1966.
Il nuovo monumento, uguale a quello precedente, venne inaugurato nel 1968, dedicato agli alpini caduti in guerra e nelle missioni umanitarie e nuovamente fatto esplodere nel 1979. Il solo busto rimasto integro venne ricollocato sul basamento l’anno seguente.
L’interpretazione del monumento è controversa, per alcuni è un simbolo delle truppe alpine da decenni impegnate nelle forze internazionali di pace e nella protezione civile. Per altri è tuttora un emblema del fascismo, delle sue guerre e dell’oppressione della popolazione locale in quel periodo.
La storia della monumentalistica e le vicende del monumento all’alpino possono essere visti come eventi significativi della più recente storia locale e cittadina, una storia da conoscere per vivere e convivere meglio.
Tratto dal testo integrale della targa didascalica temporaneamente posta di fronte al monumento

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