Stepantsminda, più nota come Kazbegi, è una località magnifica e suggestiva ed è anche la meta ideale per ammirare la catena montuosa del Caucaso Alto soggiornando in un paese di montagna piacevole e accogliente. Andiamoci insieme…
La Grande Strada Militare
Per raggiungere Kazbegi si deve percorrere l’antica Grande Strada Militare o Strada Militare Georgiana. Si tratta di un percorso estremamente accidentato che qualcuno inserisce nell’elenco delle strade più pericolose del mondo, forse, tuttavia, esagerando un po’…
I mezzi di trasporto devono necessariamente ridurre la velocità perchè il manto stradale è irregolare e non è possibile fare alcuna prodezza al volante. Facile per i passeggeri dare di stomaco, cosa che leggo accadere frequentemente, ma improbabile rischiare altro, anche perché gli autisti sanno che accelerare significa inevitabilmente mettere in conto ammortizzatori e semiassi.

La Strada Militare Georgiana, nel suo percorso completo, collega la Russia ai dintorni delle due capitali caucasiche di Tblisi e Yerevan. In particolare collega la città russa di Mineralnye Vody con la località armena di Meghri, in prossimità del confine iraniano. Il percorso è lungo 1050 chilometri e attraversa Russia, Georgia ed Armenia. La Grande Strada Militare deve il suo nome allo scopo iniziale di consentire un rapido accesso alle truppe russe ai territori a sud del Caucaso Alto. Il primo tracciato venne realizzato nel 1799 e due anni dopo, nel 1801, quando la Georgia venne ufficialmente annessa all’Impero Russo, vennero realizzati importanti lavori di modernizzazione del percorso che terminarono nel 1817. La strada fu inizialmente denominata Sempione Russo. Ulteriori lavori vennero fatti nel corso dell’800 quando le corsie divennero due e in alcuni tratti tre e quando vennero realizzati moderni ponti metallici sui torrenti. La Strada Militare Russa è stata per lungo tempo la più moderna via di collegamento stradale di tutto l’impero degli Zar. Negli ultimi anni, tuttavia, la strada ha perso importanza e con l’importanza, anche la dovuta manutenzione. Il transito del confine con la Russia è divenuto sempre più problematico e per questa ragione non è stato realizzato alcun investimento sul collegamento. Va considerato che tra i due paesi, nel 2008, è stata combattuta la penultima guerra europea (l’ultima è quella in corso nel Donbass) quella che ha visto la nascita delle due nazioni de facto dell’Ossezia del Sud e dell’Abkhazia. Dal 2006 al 2013 la Russia ha chiuso il passaggio al confine riducendo questa strada alla semplice funzione di collegamento tra la capitale georgiana e i paesi montani.
Percorrendo i 157 chilometri che portano da Tbilisi a Kazbegi ci si sente inevitabilmente partecipi di una avventura memorabile lungo un percorso che offre vedute magnifiche e improbabili compagni di viaggio, qualora scegliate di viaggiare con i taxi collettivi chiamati Marshrutka. Noi abbiamo trascorso le tre ore necessarie per raggiungere la località montana in compagnia di una emozionata suora ortodossa, di un gruppo di simpatici giovani ceceni, di alcuni anziani del luogo e di quattro enormi botti colme di vodka…

Gli ultimi cinquanta chilometri, sono quelli più difficili da percorrere. Le buche hanno dimensioni impressionanti, i mezzi devono rallentare e poi cercare di superarle spostandosi sull’altra corsia, oppure seguendo, per quanto possibile, la costa delle frequenti interruzioni. C’è anche un tratto ancora non asfaltato, anche se, durante il nostro passaggio (agosto 2015) c’erano dei cantieri in opera. Si intuisce che le frane sono frequenti e che la loro rimozione richiede un notevole impegno.
Lungo la strada ci ha colpito la presenza di una lunghissima coda di tir in attesa di chissà quale segnale. Chilometri e chilometri di mezzi di trasporto con targhe armene, turche e ucraine se ne stavano placidamente fermi lungo il ciglio della strada a qualche chilometro di distanza da Kazbegi e dal confine con la Federazione Russa (cosa trasportavano?).

A 70 chilometri da Tbilisi, si costeggia l’antica Fortezza di Ananuri suggestivamente collocata lungo le rive del lago artificiale Zhinvali. I taxi collettivi, in ogni caso, proseguono diritti perché quando la pavimentazione stradale è in buone condizioni niente può fermarli. Tra i paesi incontrati c’è anche Gudauri che è la principale località sciistica del paese. Si passa poi per lo Jvari Pass o Passo della Croce che con i suoi 2395 metri è il punto più alto della Grande Strada Militare. A ovest si costeggia il territorio montuoso dell’Ossezia del Sud (attualmente divenuta stato de facto). Scendendo si arriva nella località di Kazbegi oggi rinominata Stepantsminda che si trova a soli 11 chilometri dal confine russo.
Il miraggio della libertà. Storia del Caucaso scritto dallo storico Charles King (ed. Einaudi) è l’unico testo in italiano che ci descrive le complicate evoluzioni storiche dei territori caucasici. Il libro dedica alcune pagine alla Grande Strada Militare raccontandone il ruolo e il lento sviluppo a partire dal tracciato seguito dalle antiche carovane.
Kazbegi
Improvvisamente, ad una stretta svolta della strada, si apre a destra una profonda gola e vediamo vicino vicino, proprio davanti a noi, la vetta del Kazbek con i suoi ghiacciai che mandano bianche scintille nel sole. Esso si erge immane sopra di noi, immobile ed alto, silenzioso. Una strana sensazione di pervade; quel monte se erge là quasi si fosse liberato degli altri monti, sembra un essere di un altro mondo e ci guarda. Una vertigine mi prende e mi fa vacillare fuori dalla carrozza.
Da Viaggio nel Caucaso di Knut Hamsun (scritto nel 1903, edizione fuori catalogo)
Kazbegi è una piccola località di montagna. Ne ridente e neppure cupa. Non ci sono particolari attrazioni. Ciò che si trova nelle sue vicinanze, tuttavia, ha dello straordinario.
La principale attività che i pochi turisti intraprendono con grande aspettativa è la camminata che dal paese porta alla chiesa ortodossa della Trinità di Gergeti o di Tsminda Sameba. Si tratta di una passeggiata di due ore e mezza che attraversa il villaggio di Gergeti e poi sale sino a 2.170 metri a partire dai 1750 di Kazbegi. I sei chilometri del tragitto si possono tranquillamente affrontare con delle normalissime scarpe da ginnastica.
Arrivati in cima ci si trova in un altipiano dominato dal Monte Kazbegi: un luogo magnifico al punto che una volta scesi, viene già voglia di risalire nuovamente. Cosa che, tra l’altro, noi abbiamo fatto già la mattina del giorno seguente…

Per la compiere il tragitto, oltre alla camminata, ci si può far trasportare dalle jeep che attendono i viaggiatori più sfaticati all’inizio del percorso. Per la seconda salita abbiamo scelto questo mezzo. Nell’occasione abbiamo condiviso il viaggio con quattro giovani ucraine che al posto di condividere con noi il terrore per una salita così improbabile da compiere con un mezzo tanto malconcio, hanno iniziato a snocciolare tutto il loro sapere sull’Italia a partire dai loro beniamini Pavarotti, Toto Cotugno e Tiziano Ferro…



Il Monte Kazbegi è uno dei monti più alti del Caucaso con la vetta a 5.047 metri. Si tratta di uno stratovulcano ora inattivo, la cui ultima eruzione è collocabile attorno al 750 a.C.. Oltre alla sua natura “compatta” e imponente e al fatto che si eleva per lo più “a vista” guardandolo dall’altopiano dove è posta la chiesa della Trinità di Gergeti, il Monte Kazbegi ha anche una ricca mitologia.
Secondo il folklore georgiano, nel Monte Kazbegi, Amirani, la versione georgiana di Prometeo, fu incatenato e sottoposto alle celebri quotidiane torture. Imprigionato per aver sottratto il fuoco agli dei e averlo donato ai mortali, il particolarmente ostinato titano, fu messo in punizione dal sovrano degli dei, Zeus. Ogni giorno un’aquila squarciava il suo petto e dilaniava il suo fegato. Di notte, Prometeo (o Amirani) guariva e il giorno seguente la tortura iniziava nuovamente. Tutto questo durò la bellezza di tremila anni, fino a quando fu finalmente liberato da Eracle (per i romani Ercole).
La stessa grotta dove seguendo il mito fu imprigionato Prometeo, divenne un luogo sacro anche secondo l’eredità religiosa ortodossa. Posta a circa 4000 metri di altezza, la cavità fu denominata Betlemi (Betlemme) poiché si credeva che qui fossero conservate importanti reliquie sacre compresa la tenda di Abramo e la mangiatoia della grotta dove nacque Gesù bambino. Questi “oggetti”, secondo la tradizione, sarebbero stati portati lassù da San Giuseppe di Khevi, un santo particolarmente caro alla chiesa Georgiana. Oltre alla sua passione per le reliquie, Giuseppe era anche un abile scalatore cosa che gli permise di mettere al sicuro i preziosi manufatti in un luogo così impervio.

Nel lontano 1988, i sovietici decisero di realizzare una cabinovia che trasportava i turisti dal paese di Kazbegi alla chiesa della Trinità di Gergeti. Gli abitanti della cittadina, tuttavia, non apprezzarono questa comodità, anzi. Qualche tempo dopo l’inaugurazione, l’intero impianto fu distrutto poiché ritenuto offensivo della sacralità del luogo raggiunto. A testimoniare tutto ciò vi è la marcescente base di partenza della cabinovia rimasta in stato di abbandono nel centro della località montana.

La Trinità di Gergeti o Tsminda Sameba
La Trinità di Gergeti è una delle chiese più famose della Georgia e la sua immagine con alle spalle quella del Monte Kazbegi è la più ricorrente nelle guide turistiche del paese. Costruita nel XIV secolo, la chiesa, come molti altri altri edifici religiosi ortodossi orientali, sorge in un luogo remoto e difficilmente accessibile. Quando fu costruita, infatti, non c’era alcuna strada che conduceva al paese sottostante e raggiungerla era un’impresa molto complicata.
Le ragioni di questa scelta furono tre. La prima è che più in alto si è e più ci si avvicina a Dio. La seconda è che la Georgia è stata territorio di continue conquiste, quindi, per preservare la propria antica tradizione cristiana, i suoi abitanti avevano buoni motivi per rendere difficilmente raggiungibili i luoghi di culto. La terza è che il posto è magnifico e suggestivo.

Durante le numerose invasioni, nella chiesa montana venivano messe al sicuro le reliquie più significative come la Croce Santa di Nino (oggi conservata presso la Cattedrale di Sioni a Tbilisi).
Negli anni del dominio sovietico le autorità fecero chiudere la Chiesa di Tsminda Sameba al culto. Con l’indipendenza della Georgia, nell’aprile del 1991, venne restituita alla Chiesa Ortodossa Georgiana per nuovamente diventarne il simbolo più ammirato e ambito.
Leggete oltre per approfondire altri due temi relativi alla località georgiana di Kazbegi o Stepantsminda.

Kazbegi o Stepantsminda? Anche se ufficialmente il nome della città caucasica è Stepantsminda, abbiamo trovato la denominazione riportata esclusivamente nella segnaletica stradale, mentre in altri contesti è sempre indicata come Kazbegi. La cosa è curiosa, poiché Kazbegi non ricorda un avvenimento piacevole per il popolo georgiano, ma andiamo con ordine. Il nome della località, in origine, fu Stepantsminda, che tradotto diventa Santo Stefano. Il paese, infatti, si sviluppò attorno a un antico eremo costruito dal monaco ortodosso georgiano divenuto Santo Stefano. Durante l’espansione dell’Impero Russo nel Regno di Georgia, nei primi dell’800, vi fu una rivolta popolare contro l’occupante. La rivolta fu sedata da Gabriel Chopikashvili, membro della locale famiglia feudale dei Chopikashvili che scelse di rimanere fedele ai russi. Gabriel era figlio di Kazi-Beg e per questo suo atto di convinta sudditanza fu premiato e diventò ufficiale dell’Armata Rossa. Come ufficiale iniziò a farsi chiamare Kazbegi. Entrò poi nell’uso comune riferirsi al villaggio montano con il suo nome “d’arte”, nome che fu ufficializzato nel 1925 dai sovietici che di santi non ne volevano proprio sentir nominare. Nel 2006 si decise di ripristinare il nome Stepantsminda probabilmente a completamento dell’accurata opera di de-sovietizzazione e de-russificazione posta in atto dal governo Saak’ashvili. E lo scrittore Kazbegi? In molti pensano che Kazbegi derivi il suo nome dallo scrittore georgiano Aleksandr Kazbegi, nato, appunto, a Stepantsminda nel 1848 e morto a Tbilisi nel 1893. In realtà, si tratta del nipote di Gabriel Chopikashvili, ma, come abbiamo visto, non è lui che ha dato il nome per quasi un secolo all’attuale Stepantsminda. In ogni caso, nella località montana, Aleksandr è ricordato tramite una statua posta nella piazza principale del paese e con una casa museo situata a due passi dal centro. Non c’è alcun libro dell’autore tradotto in italiano, pertanto, qui da noi, non lo conosce nessuno. Appartenente a una nobile e facoltosa famiglia, scelse di abbandonare tutte le sue proprietà per vivere accanto alla gente di montagna. Accettò tutte le difficoltà di una vita fatta di privazioni, ma trovò l’ispirazione per i suoi scritti ovunque celebrati in Gerogia. La sua opera più celebre è il romanzo Il Parricidio dove, oltre a una storia d’amore, si narrano le gesta di un bandito del Caucaso che ruba ai ricchi per aiutare i poveri. I ricchi erano i russi. Un po’ come Robin Hood, anche se con una maggiore propensione alla violenza e alla vendetta. Il titolo deriva dal fatto che l’eroe del romanzo, per far giustizia, uccide anche i suoi genitori. Il protagonista si chiama Koba. Anche il giovane Joseph Stalin era un accanito lettore dei romanzi di Kazbegi che al tempo erano ancora proibiti e scelse proprio Koba come soprannome durante i suoi anni da giovane e convinto rivoluzionario.

Il prestigio di una località dei paesi dell’ex Unione Sovietica dipende molto dal fatto che il poeta e scrittore Aleksandr Sergeevič Puškin vi abbia soggiornato o, almeno, transitato (la stessa cosa accade in Germania con Goethe). Il mito di Puškin è tale che la sua antica presenza diventa per la località visitata una vera e propria benedizione. Anche Kazbegi ricevette questa “benedizione”.
Il poeta moscovita, ebbe l’occasione di attraversare il Caucaso Alto e di soffermarsi a ammirare il monte Kazbegi e la Chiesa della Trinità di Gergeti nel 1829. Puškin era in viaggio per raggiungere la città turco-armena di Erzurum che proprio in quell’anno fu occupata per qualche mese dai russi nel corso di uno dei molti conflitti con l’Impero Ottomano. Attraversò il Caucaso tramite la Grande Strada Militare passando proprio per Stepantsminda. Puškin riportò l’impressione avuta da quel paesaggio in uno dei suoi poemi. Ahimè, di questo poema ho trovato esclusivamente la versione in inglese…
High above the family of peaks,
Kazbek, your royal tent
shines with eternal rays.
Your monastery beyond the clouds,
like a flying ark in the sky,
floats, barely visible, above the peaks.Oh distant long-desired haven!
Thence, having bid the gorge farewell,
I’d raise myself to free heights!
Thence, in my sanctuary beyond the clouds,
I’d stow away in the company of God!Aleksandr Sergeevič Puškin
Un pensiero su “Stepantsminda o Kazbegi, Georgia”