Gli abitanti di Longarone (siamo in provincia di Belluno) volevano la loro storica chiesa riedificata dov’era e com’era. Dopo il disastro del Vajont, volevano fosse ricostruito, senza alcuna modifica, il loro grazioso e onesto edificio religioso in stile rinascimentale, la Chiesa di Santa Maria Immacolata. Le cose, tuttavia, andarono diversamente e una controversa opera di straordinaria complessità architettonica e concettuale finì per tradire ogni attesa…



La nuova Chiesa monumentale di Santa Maria Immacolata di Longarone è un edificio moderno in stile neo-espressionista che porta la firma del celebre progettista italiano Giovanni Michelucci (Fiesole 1891- Firenze 1990). Criticata al punto che lo stesso Michelucci finì per riconoscere un certo eccesso di drammatizzazione, la chiesa merita in ogni caso di essere conosciuta e, se possibile, visitata…
Dov’era
La Chiesa monumentale sorge nella centralissima piazza titolata al patriota ottocentesco Jacopo Tasso. Il suo volume occupa lo spazio della storica chiesa distrutta dalla ondata che il 9 ottobre 1963 superò l’invaso del bacino artificiale del Vajont precipitando sul paese di Longarone (il disastro del Vajont). Parte dei resti dello storico edificio sono esposti nella sala dei ruderi incorporata nella nuova struttura. La chiesa fu ricostruita esattamente dov’era.



Cronologia
Non solo l’architettura, anche il percorso di sviluppo del nuovo edificio religioso è stato decisamente contorto. Tra accelerazioni, titubanze, polemiche e periodi di fermo lavori, dalla progettazione alla consacrazione, sono trascorsi diciassette anni. La travagliata realizzazione ha inseguito il lento e sofferto rinascere della comunità di Longarone diventando l’involontaria espressione del difficile cammino di ricostruzione del tessuto sociale della cittadina montana.
1965: viene decisa la ricostruzione della chiesa e l’incarico è affidato all’Istituto per lo Sviluppo dell’Edilizia Sociale;
1966-1967: viene scelto il progetto di Michelucci che sarà più volte rimaneggiato (ulteriori varianti saranno apportate anche in seguito alla realizzazione del progetto esecutivo);
1967-1975: la realizzazione viene interrotta per le molte polemiche;
1975: l’impresa Ferraro di Padova si aggiudica l’appalto e inizia l’edificazione;
1978: completamento;
1981: consegna della chiesa;
1983: il 9 ottobre la chiesa viene consacrata.
L’edificio
La chiesa è il risultato di una progettazione libera. Si tratta di un’edificio scultoreo, di un oggetto singolare, artistico, di un monumento scolpito nella materia e scavato nella sommità per creare uno spazio nuovo, straordinario, vuoto. L’idea centrale è quella di richiamare il motivo del Calvario della Via Crucis: da questo intento origina una struttura tutta percorribile, anche all’esterno e, in particolare, origina la rampa ellittica che conduce alla sommità della chiesa e che ne costituisce l’elemento caratterizzante.



L’edificio è a forma di cucchiaio o di conchiglia, ma dall’andamento circolare. Ha un volume tronco conico giustificato dalla presenza nella sua sommità di un anfiteatro scoperto. Esternamente, l’edificio è in cemento armato rigorosamente a vista: una soluzione che lo rende irrimediabilmente ruvido e in deciso contrasto con la natura circostante (ma non con l’edificato della località montana). Non fu prevista la costruzione di un campanile poiché sostituto da una struttura metallica che svolge il ruolo di torre campanaria e di supporto per la croce.
La chiesa si articola in quattro spazi principali disposti su due livelli: nel primo livello troviamo il corpo principale, la sacrestia e la sala dei ruderi, nel secondo, troviamo l’anfiteatro scoperto.
Difficile non riferire l’opera a altre illustri composizioni e in particolare alla coeva Cappella di Notre Dame du Haut (1950-1955) di Le Corbusier, anch’essa opera monumentale, libera, scultorea e nuovamente ispirata alla forma di una conchiglia…
Drammaturgia
Gli ambienti principali dell’edificio sono i due anfiteatri sovrapposti. Il primo, quello coperto, costituisce la sala principale della chiesa, il secondo, quello superiore, è un anfiteatro a cielo aperto con la funzione di luogo per lo svolgimento delle iniziative comunitarie. Dal secondo, non è possibile non volgere lo sguardo alla incombente minaccia rappresentata dalla diga (rimasta pressoché intatta, ma inutilizzata) posta nella forcella dei monti sovrastanti.
Nell’intento del progettista, ma anche nell’esperienza di ciascun visitatore, l’anfiteatro scoperto diventa il luogo deputato allo svolgimento del dramma del disastro del Vajont che si ripete ogni volta che lo sguardo viene, da qui, rivolto verso l’alto. L’idea di dare forma a un monumento ammonimento che diventasse l’immobile testimonianza della nota tragedia e delle sue tagiche conseguenze si compie appieno proprio in questo spazio.
Non solo monito per le genti: l’anfiteatro è pensato anche come ultima stazione del concreto, grigio e immobile percorso di rinascita…
Un nuovo inizio
Nella molteplicità degli intenti del progettista, la nuova chiesa di Longarone doveva diventare anche simbolo di rinascita stabilendo la necessità di ripartire dalla tragedia del disastro del Vajont per compiere un percorso di ricostruzione sociale e comunitaria. Dalla sala dei ruderi alla volta celeste dell’anfiteatro scoperto, il percorso rigenerativo si compie seguendo la rampa-viadotto che avvolge l’edificio.
La tragedia, siamo nella sommità della chiesa, rimane, in ogni caso, platealmente incombente mentre, la ridotta verticalità dell’edificio produce un senso di schiacciamento (e non di elevazione) attenuato solamente dalla libertà delle forme e dal moto ascendente della rampa.
Polemiche
Le opposizioni al progetto furono durissime. Dovetti spiegare cosa significa la mia chiesa: il simbolo e l’embrione della resurrezione della città. C’erano dei gran costoni di roccia sul monte opposto alla diga della morte, dove erano state previste le aree per la nuova Longarone. La chiesa doveva nascere in continuità con questa natura, il cemento doveva continuare le rocce, quasi per redimere il senso della morte, rinchiuso nella natura, con un segno di speranza
Giovanni Michelucci
La nomina di Michelucci trovò la ferma opposizione del sacerdote e di gran parte della comunità. Le conseguenti polemiche uscirono dall’ambito locale e diventarono nazionali investendo i principali media. Pur avendo ottenuto l’approvazione della Commissione Edilizia e del Consiglio Comunale, solo nel 1975, con il consenso definitivo del vescovo di Belluno e Feltre, fu possibile dare inizio ai lavori che furono ben eseguiti e in tempi estremamente rapidi in considerazione delle molte e notevoli complicazioni strutturali.
A Longarone ci fu addirittura una lotta durissima tra me e il sacerdote che non voleva quella chiesa. Io lo capisco benissimo: dal suo punto di vista aveva ragione perché misurava la chiesa sulla sua dimensione, ha avuto paura della mia idea, ha avuto paura, come diceva, di dover parlare a tuta quella gente… Ho trovato un altro sacerdote che mi ha detto che sarebbe stato lietissimo di poter gestire quella chiesa. Ecco un uomo era pronto! Ma quello era un sacerdote che era stato buttato fuori dalla Chiesa. Capito?
Giovanni Michelucci
Lo stesso progettista, in seguito, ammise un eccesso di drammatizzazione che giustificò con l’angoscia che l’esperienza del paese distrutto produsse in lui. Michelucci, infatti, visitò Longarone in occasione di un suo prolungato sopralluogo quando era ancora evidente lo scempio prodotto dal disastro.
L’architetto Giovanni Michelucci
Giovanni Michelucci (Pistoia, 2 gennaio 1891 – Firenze, 31 dicembre 1990) è stato un architetto, urbanista e incisore italiano. Fu uno dei maggiori architetti italiani del XX secolo: suoi, tra gli altri, il progetto della Stazione Santa Maria Novella di Firenze (1932-1935, ), della Sede storica della Cassa di Risparmio di Firenze (1957) e della Chiesa dell’Autostrada del Sole (1964).
Maestro del razionalismo italiano, Michelucci fu capace di impressionare il Duce e di ottenere, insieme agli architetti del Gruppo Toscano, l’importante commessa per la progettazione della stazione fiorentina. Nel dopoguerra, riuscì a proseguire la sua attività, ma via via mutando lo stile nella direzione di un neo-espressionismo architettonico dai tratti del tutto personali. L’edifico simbolo di questo periodo è la celebre Chiesa dell’Autostrada del Sole o di San Giovanni Battista a Firenze.
Michelucci viene incaricato di progettare la nuova chiesa di Longarone perché ha una consolidata esperienza nel campo dell’architettura sacra avendo già realizzato sette chiese tra le provincie di Pistoia, Pisa, Firenze, Livorno e nel territorio di San Marino. Disegna la Chiesa di Longarone quando ha 75 anni (la vedrà realizzata all’età di 92 anni).

A breve, dopo aver consolidato alcune informazioni che devo “rinfrescare” mi piacerebbe darti un mio punto di vista…sarà un punto di vista da non addetto ai lavori, come ti avevo detto io abitavo a Longarone e questa chiesa l’ho vista nascere….
"Mi piace"Piace a 1 persona
Aspetto… e già ti ringrazio molto…
"Mi piace""Mi piace"
un ottimo esempio di brutalism. stile prettamente sovietico. complimenti agli architetti che hanno reso Longarone simile ad una periferia di varsavia o tbilisi!
"Mi piace"Piace a 1 persona
…ma infatti, l’opera è decisamente discutibile: ha tuttavia una sua “poetica” (??) ed è anche fortemente significativa… Resta comunque “bruttarella” e contraria alle aspirazioni dei fedeli dello sfortunato paese… Infinitamente grazie della tua visita e del tuo commento e a presto!
"Mi piace""Mi piace"
L’anfiteatro superiore , nella concezione del Michelucci, avrebbe dovuto rappresentare una sorta di “agorà” greco inteso come centro attivo della vita di paese. Ne ho chiesto conferma a chi ha seguito l’evoluzione della travagliata storia di questa chiesa.
Questo spazio aperto avrebbe voluto “idealmente” ospitare il mercato, costituire punto di incontro del popolo longaronese che riprende in mano la propria attività.
Personalmente apprezzo questa interpretazione nel suo concreto simbolismo. Fede che si fa concretezza, potrei dire.
La “piazza concettuale” e la diga del Vajont (da li visibile) fondono virtualmente il tragico passato con un futuro carico di speranza.
Ciò che successe nel 1963 ebbe ed ha tuttora risonanza internazionale. Qui sta il problema per me. Un architetto famoso, rinomato, riceve l’incarico di edificare una chiesa e vuole farne un monumento.
La scelta di affidare la realizzazione a Michelucci sembra essere proporzionale alla triste fama dell’evento.
Egli opera rispettando il suo stile, imponendo la sua drammatica visione. L’opera deve ricordare.
Longarone però è un paesino di montagna segnato da inverni rigidi e ventosi. Il cemento malsopporta la bassa temperatura e si usura, in qualche modo viene dunque danneggiato, la salita all’anfiteatro diviene impraticabile (qualcuno la irride dicendo che assomiglia ad una pista per i bob). Insomma….l’opera alla fine travalica il contesto, non ne è connaturata, non risulta “adatta”. Non è una “chiesa di montagna” nella forma e neppure “una chiesa per la montagna” nella sostanza.
Ricordo poi un commento (davvero datato) di una signora longaronese. Mi disse : “Non sarà mica una chiesa questa, non ci si può neppure inginocchiare”.
Personalmente è un’opera che apprezzo molto, ma la distonia con l’ambiente si nota…
"Mi piace"Piace a 1 persona
Molte grazie di questo prezioso commento che sottolinea anche gli aspetti controversi dell’opera insieme a quelli concettuali che sono notevoli… Ti ringrazio infinitamente, a presto!
"Mi piace""Mi piace"
Che dire caro Davide! Se dovessi dare una mia opinione a quest’architettura ma considerandola come un oggetto a sé stante, isolato dal paesaggio e dal paese, quindi anche dalla sua funzione di accoglienza, direi che mi piace ed è davvero notevole.
Tuttavia, considerandola come architettura, quindi come una casa per i cristiani, proprio quando Le Corbusier parlava di “casa come macchina per abitare”, allora non la riesco proprio ad apprezzare. Troppo cemento, veramente eccessivo, direi opprimente se dovessi “abitarci”! e le dimensioni poi, troppo, davvero troppo! La vecchia chiesa era, come tutte le chiese rinascimentali, bellissima. Come tutte le cose fatte prima della guerra qui in Italia, risultano armoniose e a dimensione umana. Se fosse stato un monumento ai caduti dell’immane tragedia del Vajont, allora l’apprezzerei molto. Ma questa è una chiesa! da parte mia è bocciata! Tu cosa pensi?
"Mi piace"Piace a 1 persona
Caro Federico… Vista così, oggi, è tremendamente cupa e per di più posta al centro di un paese ricostruito pessimamente… Vista con gli occhi dei suoi fruitori al tempo dell’edificazione, è stata certamente un’imposizione, non voluta da chi, avrebbe preferito rivedere la sua onesta “chiesetta” ricostruita così come era (e dopo tanto dolore, forse, se lo meritavano…). Vista da appassionato di architettura, invece, è un esperimento di grande fascino e interesse che invito a visitare e percorrere nelle sue originali evoluzioni cementizie… Infinitamente grazie della tua visita e del tuo bellissimo commento!!!
"Mi piace""Mi piace"
Ops! Dimenticavo i miei complimenti ai tuoi lavori che sono strepitosi!
"Mi piace"Piace a 1 persona
Grazie mille Davide! a presto
"Mi piace"Piace a 1 persona