Il sacello-ossario del Pasubio

In prossimità del valico alpino del Pian delle Fugazze che segna il confine tra le province di Vicenza e Trento, una torre alta 35 metri ricorda e commemora i molti militari caduti sul monte Pasubio durante la Prima Guerra Mondiale. La torre ha forma piramidale e può essere vista da tutta la pianura vicentina. Internamente, il percorso aperto al pubblico è particolarmente articolato e il visitatore potrà salire sino alla sua sommità. Visitiamola insieme…

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Dopo la visita al Sacrario del Monte Grappa abbiamo deciso di entrare in un’altra importante architettura monumentale dedicata ai caduti della Grande Guerra: il Sacello-ossario del Pasubio. Siamo sempre lungo la linea difensiva italiana che segnò l’arresto dell’avanzata nemica dopo la disfatta di Caporetto (24 ottobre 1917), ma in questo caso, i combattimenti si svolsero già dal maggio del 1916. Il Monte Pasubio infatti, era posto proprio lungo la storica linea di confine tra l’Italia e l’Impero Austro-ungarico. Salvo limitate conquiste territoriali, il confine non fu mai superato in modo significativo dai contendenti che in questo territorio, combatterono una estenuante guerra di posizione coinvolgendo quasi 100.000 uomini tra i soldati italiani e quelli austro-ungarici.

Con la terza guerra di indipendenza (1866) il Veneto venne annesso al Regno d’Italia mentre il Trentino rimase all’Impero d’oltralpe. Uno dei confini di stato fu posto proprio sul Pian delle Fugazze. Nel maggio del 1915, durante le prime operazioni belliche dell’esercito aggressore (quello italiano), venne occupato l’intero monte Pasubio e il territorio che da questo discende verso Rovereto lungo la valle di Vallarsa. I combattimenti di maggior rilievo iniziarono nel 1916 quando, il 15 maggio, gli austro-ungarici sferrarono sul fronte trentino l’offensiva che gli italiani denominarono Strafexpedition (Operazione Punitiva) che aveva il duplice obiettivo di alleggerire il fronte dell’Isonzo e di sfondare le difese italiane tentando un’improbabile manovra a tenaglia. L’operazione non ebbe successo, ma i combattimenti furono prolungati e comportarono gravi perdite da entrambi gli schieramenti. Da allora e fino alla conclusione delle ostilità, le opposte linee di difesa non subirono sostanziali variazioni. Tra il 1917 e il 1918 non vi furono grandi combattimenti sul Pasubio, i contendenti furono per lo più impegnati nella costruzione di opere difensive, prevalentemente gallerie e caverne (l’opera più celebre è la Strada delle 52 gallerie) e combatterono quella che fu denominata la guerra di mine: scontri sotterranei intesi a demolire la parte avversaria facendola saltare per aria.

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Il Sacello-ossario del Pasubio fu costruito a due chilometri di distanza dal Pian delle Fugazze sul colle Bellavista (quota 1.217 m.s.l.). Il lavori iniziarono nel 1920 e terminarono nel 1926. Il progetto fu affidato al poco noto architetto ligure Ferruccio Chemello (1862-1943) che si offrì di lavorare gratuitamente per onorare la memoria del figlio alpino caduto sul fronte. La prima pietra fu posta il 1° luglio 1920 dall’arcivescovo di Trento Mons. Endricci alla presenza del generale Pecori Giraldi (1856-1941) che fu a capo della I Armata schierata sul fronte degli Altipiani. Per suo volere, il generale Giraldi verrà in seguito sepolto nell’Ossario del Pasubio dopo la sua morte avvenuta nel 1941. Il sacrario fu inaugurato il 26 agosto 1926 alla presenza del re Vittorio Emanuele III.

Il monumento poggia su un ampio basamento, ha una pianta quadrata e uno sviluppo tronco piramidale. L’aspetto ricorda quello di un faro e, tra le sue ammirevoli caratteristiche, vi è quella di un ben riuscito inserimento nel circostante paesaggio montano. Ugualmente possente e slanciato, il sacrario è stato prevalentemente realizzato con la roccia nera e grigia estratta dalle pendici del Monte Cornetto che si eleva a est della costruzione.

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Due sono le parti che compongono il monumento: l’ossario che presenta il suo ingresso nel lato ovest e il sacello (la cappella) il cui ingresso si apre nel lato est. I due ambienti comunicano esclusivamente attraverso una grata posta nella pavimentazione della cappella e possono essere liberamente e per intero percorsi dal visitatore. Il piano terra è dedicato all’ossario, gli ulteriori cinque livelli sono dedicati al sacello.

Proseguendo dritti dall’ingresso dell’ossario, si raggiunge una cripta dove sono raccolti i resti dei soldati decorati al valore militare e dove è stata successivamente tumulata la salma del generale Pecori Giraldi. Lungo due gallerie organizzate come corridoi concentrici, una più interna e una più esterna, sono raccolti i resti dei militari non identificati e di quelli dei caduti identificati, questi ultimi raccolti in tombe individuali. L’ossario contiene i resti di 5.146 soldati italiani (di cui 3.400 ignoti) e di 40 soldati austriaci

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Il sacello è disposto su cinque piani, quattro raggiungibili con scalinate disposte lateralmente lungo le pareti, l’ultimo, il quinto, tramite una scala metallica a botola. I diversi ambienti corrispondono a ciascun piano e si articolano in una cappella consacrata, uno spazio tecnico di passaggio con scala e sacrestia, la sala dell’attesa, la sala dell’apoteosi e sala della lanterna con le finestre a croce.

Le stanze sono riccamente affrescate con illustrazioni e decorazioni a opera dell’artista fiorentino Tito Chini, egli stesso ex combattente della I Armata. L’opera di Chini si riferisce all’immaginario eroico e glorificante del ruolo del soldato anche se non mancano evidenti segni frutto della sua diretta e drammatica esperienza del campo di battaglia. Nella cappella, troviamo la statua della Madonna, opera dello scultore Giuseppe Zanetti, scolpita in marmo bianco.

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Il sacrario militare (ossario e sacello) del Pasubio

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Nelle vicinanze del sacrario è stato realizzato il prezioso Museo della Prima Armata. Prima di visitare il memoriale verificate gli orari e i giorni di apertura seguendo questo link. All’interno dell’area sacra è richiesto un comportamento ossequioso per le molte vittime commemorate.

Le immagini fotografiche sono state da noi realizzate a aprile 2017 e sono disponibili in modalità Creative Commons a questo link.

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