Cinema alpino

Spesso, l’abbinata cinema e montagna ha trasportato lo spettatore dentro dozzinali trame di improbabili e vertiginosi lungometraggi (avete presente Vertical LimitCliffhanger, La Morte Sospesa, EverestSopravvissuti?). Ci sono state, tuttavia, alcune rare produzioni cinematografiche decisamente interessanti che vi invito a visionare anche perché sono tutte made in Europe e tutte ambientate nelle nostre Alpi…

Non sono molti i titoli suggeriti: non dimenticate, in ogni caso, di segnalarmi eventuali altre pellicole e… Buona visione!

Il cinema nelle Alpi: Sils Maria

Sils Maria, il titolo originale è Clouds of Sils Maria, è un film colto, tematicamente importante, ben girato e intimamente legato all’ambiente montano. Uscito nel 2014, è stato scritto e diretto dal francese Olivier Assayas, con interpreti Juliette Binoche, Kristen Stewart e Chloë Grace Moretz. Il film è stato girato per lo più nelle montagne italiane (in provincia di Bolzano) e in quelle svizzere e in particolare a Sils Maria, frazione del comune di Sils im Engadin situato in Alta Engadina a 10 chilometri di distanza da Sankt Moritz.

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L’antica e sospesa presenza di Friedrich Nietzsche che soggiornò a lungo proprio a Sils Maria, la controversa intimità tra le due protagoniste in ritiro presso l’isolata località montana, l’invecchiamento e lo scambio dei ruoli tra adulti e giovani, di nuovo Nietzsche e l’idea dell’eterno ritorno e infine il tempo che in montagna scorre lento, silenzioso, ripetuto, sono alcune delle suggestioni contenute in un’opera che induce lo spettatore a indagare su molte possibili associazioni di significato.

Insieme alle protagoniste, l’attrice teatrale Maria Enders (Juliette Binoche) e la sua assistente Valentine (Kristen Stewart), percorreremo i sentieri di montagna posti lungo le valli dell’Alta Engadina dove vedremo anche il fenomeno naturale che prende il nome di Maloja snake (il serpente della Maloggia) quando, per le particolari condizioni meteorologiche dell’area, si crea un serpente di nebbia che attraversa le valli creando dei giochi di luce con i raggi solari. 

Le maestose montagne elvetiche della Alta Engadina sono anche l’ambientazione del dignitoso lungometraggio Cinque giorni, un’estate (Five Days One Summer) diretto da Fred Zinnemann, interpretato, tra gli altri, da Sean Connery e prodotto nel 1982. La trama si snoda attorno a un controverso triangolo sentimentale, ma è l’ambientazione montana che possiamo vedere durante le escursioni alpinistiche dei protagonisti a costituire l’elemento di maggiore interesse del film.

Il cinema nelle Alpi: Forza Maggiore

Ambientato nelle Alpi Francesi, ma le sequenze finali sono state girate tra i vertiginosi tornanti del Passo dello Stelvio in Italia, Forza Maggio (Force majeure) è un film di indagine sulla natura umana e sulle relazioni famigliari e sociali. L’indagine è impietosa e mette a nudo pulsioni e debolezze che il giovane regista svedese Ruben Östlund descrive con grande intelligenza. Realizzato nel 2014, il lungometraggio è una co-produzione svedese, norvegese e danese.

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In un lussuoso, ma anonimo resort di montagna, una famiglia svedese vive una disavventura che, se da un lato non avrà conseguenze dirette, dall’altro segnerà profondamente il loro rapporto e in particolare, quello tra i coniugi. La storia ha inizio quando una “valanga controllata” appare ai villeggianti come una reale minaccia producendo reazioni istintive e del tutto imprevedibili che cambieranno le dinamiche famigliari dei protagonisti.

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Anche in questo lungometraggio non mancano citazioni colte (dal cinema di Ingmar Bergman al dipinto Quarto Stato di Pellizza da Volpedo), profondità tematica e, nuovamente, numerose immagini di ambientazione sulle montagne che questa volta, sono innevate, silenziose, minacciose e ci faranno provare una sensazione di insicurezza e precarietà. Non mancano infinite metafore e, con esse, l’opportunità di compiere analisi di significato particolarmente intriganti…

Il cinema nelle Alpi: Sister

Sono ancora una volta le relazioni famigliari e sociali a essere indagate nel piccolo capolavoro cinematografico di produzione franco-svizzera intitolato Sister (L’enfant d’en haut). La montagna, siamo nelle Alpi svizzere, è nuovamente trattata come metafora e in questo caso, della divisione sociale tra chi partecipa al benessere (gli sciatori che risalgono il monte svizzero) e chi, invece, ne rimane escluso (i protagonisti che abitano una anonima palazzina posta “a valle”).

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Simon ha dodici anni e vive con la sorella Louise (interpretata dalla Léa Seydoux di La vita di Adele). Sono svizzeri e abitano una casa popolare situata nel cantone Vallese. A poca distanza, una teleferica, conduce gli sciatori sulla sommità del monte. Anche Simon risale la montagna, ma con lo scopo di rubare sci, occhiali da neve, zainetti e ogni oggetto che possa essere facilmente rivenduto.

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La complicata relazione tra Simon e Louise costituisce il tema principale del film e sarà oggetto di una insospettabile rivelazione che metterà in discussione la natura del loro rapporto. A caratterizzare Sister, in ogni caso, è l’alternanza dei due contesti dove si svolgono i fatti: le montagne innevate dove vediamo gli sciatori approfittare di lussuosi chalet e di tecnologici impianti di risalita e la grigia vallata attraversata dall’autostrada con accanto anonimi edifici di edilizia popolare. Il film è uscito nel 2012 ed è stato diretto dalla svizzera Ursula Meier.

Il cinema nelle Alpi: North Face. Una storia vera

Diretto dal tedesco Philipp StölzlNorth Face è il drammatico racconto di una delle missioni che tentarono di risolvere “l’ultimo problema delle Alpi”, ossia la scalata della parete nord del monte Eiger (3.970 metri) che si trova in Svizzera nelle Alpi Bernesi. La missione narrata è quella che realmente si svolse nel 1936 e che vide protagonisti gli alpinisti tedeschi Toni Kurz e Andreas Hinterstoisser insieme agli austriaci Edi Rainer e Willy Angerer. Il tutto si svolse sotto i riflettori della cronaca europea e in particolare di quella tedesca che, seguendo le ambizioni del regime nazionalsocialista, esaltava le gesta degli scalatori come espressione della determinazione e volontà del popolo germanico.

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North Face documenta quanto accaduto durante le giornate del 19, 20 e 21 luglio 1936: tre giornate che restarono nella storia dell’alpinismo e più in generale, nella storia europea poiché la scalata si svolse in un’epoca memorabile anche se controversa. La Nordwand (parete nord) del monte Eiger che nel film possiamo vedere in tutta la sua vertiginosa e drammatica verticalità, diventerà il luogo dove si compirà il destino di quattro uomini impegnati in una strenua impresa già più volte in precedenza risultata fatale per altri impavidi scalatori.

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Il film ci fa anche conoscere la Jungfraubahn, la ferrovia svizzera della Jungfrau, che attraversa, lungo i 7,3 chilometri di tragitto in galleria proprio il monte Eiger. Lungo il percorso, sono state realizzate due stazioni sotterranee e una di queste, ha un affaccio da cardiopalma proprio sulla famigerata e strapiombante Nordwand. La ferrovia, inaugurata nel 1912 è tutt’ora attiva e detiene il primato della ferrovia più alta d’Europa.

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La linea ferroviaria Jungfraubahn (Foto: CC, autore: David Wilson)

Il film realizzato nel 2008, non è un capolavoro cinematografico. Il melodramma che si consuma tra Luise, l’ex fidanzata di Toni (interpretata dalla tedesca Johanna Wokalek) e l’impavido alpinista, risulta decisamente mieloso e soporifero; anche l’aspetto politico più volte accennato, non viene mai degnamente sviluppato. Ne consiglio in ogni caso la visione, poiché North Face ci fa conoscere l’epica dell’alpinismo di inizio novecento e le gesta di uomini letteralmente d’altri tempi…

Il monte Eiger è stato protagonista di un altro poco memorabile lungometraggio intitolato Assassinio sull’Eiger (The Eiger sanction). Il film, prodotto nel 1975, vanta la regia di Clint Eastwood che ne è anche l’interprete principale, e una improbabile trama che mette insieme spie, scalate, scivolate e un finale malamente concepito…

Il cinema nelle Alpi: Il vento fa il suo giro

Uscito nel 2005 per la regia del bolognese Giorgio Dritti, il Vento fa il suo giro è un lungometraggio interessante che trasporta lo spettatore in una sperduta e isolata località alpina posta lungo la Valle Maira, in provincia di Cuneo. Il film è stato interamente girato nella mai citata frazione di Prazzo situata a 1.300 metri di altezza. L’isolamento del villaggio non è solo geografico, ma anche culturale poiché siamo all’interno di una delle comunità occitane italiane.

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Philippe e la sua famiglia, provenienti dai Pirenei francesi e alla ricerca di una nuova località dove poter vivere dedicandosi alla pastorizia secondo già sperimentate abitudini, scelgono di stabilirsi a Chersogno (Prazzo nella realtà). Il borgo montano è quasi interamente spopolato, vi risiedono unicamente alcuni anziani che solo inizialmente si dimostrano favorevoli ad agevolare l’inserimento della famiglia d’oltralpe. Ben presto, infatti, nasceranno insormontabili incomprensioni che renderanno insostenibile la permanenza dei nuovi abitanti.

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La paura dell’estraneo, le rigide regole della convivenza e dell’integrazione, il conflitto tra il vecchio e il nuovo, sono i temi universali che la vicenda narrata, liberamente tratta da una storia realmente accaduta, indaga insieme allo spettatore. La famiglia di Philippe, rimarrà straniera e non solo perché respinta, ma anche perché incapace, con tutta la buona volontà, di rispettare appieno le tradizioni locali.

To be continued…

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8 pensieri su “Cinema alpino

  1. ATTENZIONE SPOILER

    Ma North Face è quello dove alla fine c’è il tizio appeso alla corda come un salame congelato? perché io sono un appassionato di montagna però non ho visto molti film a riguardo, ricordo solo che in quel film (quello con il tizio congelato) le riprese rendevano veramente l’idea di cos’è la montagna, si avvicinavano molto alla realtà (altro che Cliffhanger ecc…) 🙂

    Piace a 1 persona

    1. …mi hai fatto tribolare con quel “attenzione spoiler”… lì per lì ho pensato a un avvertimento del tipo “ehi, tu, fai attenzione, spoiler!”… poi ho capito il significato… Si, il film è quello a cui ti riferisci e, come dici tu, le sequenze della scalata sono particolarmente accurate e realistiche. Ti ringrazio molto della visita e del tuo commento…

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