Biennale d’Arte di Venezia: gli eventi collaterali e le installazioni in città (parte I)

Anche quest’anno, accanto alle esposizioni nelle sedi istituzionali della Biennale d’Arte di Venezia (i Giardini della Biennale e l’Arsenale), la città offre un ricco programma di eventi collaterali che seguiranno il medesimo calendario della prestigiosa manifestazione veneziana (13 maggio – 26 novembre 2017). Scopriamo insieme cosa sta accadendo in città…

Oltre alle grandi esposizioni che hanno portato a Venezia la colossale mostra dell’artista inglese Damien HirstTreasures from the wreck of the unbelievable (spazi espositivi della Pinault CollectionPalazzo Grassi e Punta della Dogana) e quella del fotografo statunitense David LaChapelle, Lost+Found (Galleria Tre Oci) ecco cosa non perdere in questa calda estate d’arte lagunare…

Arte pubblica

Iniziamo dall’ambizioso progetto dell’artista statunitense James Lee Byars (1932 – 1997) che ha trovato finalmente realizzazione a vent’anni dalla sua morte prendendo le forme di una surreale torre dorata disposta sulle rive del Canal Grande in Campo San Vio. L’installazione dal titolo Golden Tower è alta 20 metri ed è stata completamente ricoperta con 35.500 foglie d’oro da 24 carati: una finitura d’altri tempi, preziosa e, appunto, ambiziosa. L’installazione è fortemente evocativa e simboleggia, nella città che per secoli è stata la porta d’Oriente, la comune vocazione spirituale dei popoli d’Oriente e d’Occidente…

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Non c’è molto da arguire sul significato dell’opera dell’artista italiano Lorenzo Quinn (figlio del celebre attore Anthony) intitolata semplicemente Support. L’installazione monumentale rappresenta due grandi mani bianche che escono dal Canal Grande e sostengono uno dei palazzi veneziani che vi si affacciano (si tratta di Ca’ Sagredo). Idealmente, il sostegno è offerto all’intera città di Venezia e al suo inestimabile patrimonio architettonico messo in serio pericolo dagli effetti dei cambiamenti climatici. Nuovamente, si tratta di un’installazione poetica e suggestiva che può essere vista in posizione privilegiata dalle Fondamenta vin Castello (nell’area Rialto Mercato), oppure, percorrendo in traghetto il Canal Grande

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La citata mostra di Damien Hirst ha portato in città tre installazioni pubbliche. Si tratta di statue monumentali: due poste in corrispondenza dello spazio espositivo di Punta della Dogana (una all’ingresso e una nel retro) e una davanti a Palazzo Grassi lungo il Canal Grande. Quest’ultima, in particolare, è una scultura bronzea alta otto metri che rappresenta un giovane a cavallo avvinto da un drago.

Venezia evento speciale Biennale d'Arte 2017

Padiglioni nazionali estemporanei

Ecco cosa visitare tra i numerosi padiglioni nazionali estemporanei secondo la nostra pur sempre sindacabilissma opinione…

Con accesso da Campo Santo Stefano, l’estemporaneo padiglione Azerbaigian è certamente tra i più interessanti della mostra. Due gli artisti coinvolti: il giovane georgiano trasferitosi a Baku Elvin Nabizade (classe 1986) e il collettivo Hypnotica. Il primo propone due installazioni composte da una molteplicità di strumenti musicali, il secondo, due installazioni multimediali. Per tutti, il tema è quello della pacifica e armoniosa convivenza tra etnie affrontato dalla non ordinaria prospettiva di una nazione dove, pur sempre con qualche rognosa questione come quella del Nagorno Karabakh, la cosa si è positivamente realizzata. Tra le opere, di singolare bellezza è quella composta da cinquanta Saz (tradizionale strumento a corde orientale) volteggianti. La mostra si intitola eloquentemente: Under one sun: the art of living together

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A pochi passi dal padiglione Azerbaigian, al terzo piano del palazzo Cavalli Franchetti, è allestito il padiglione Iraq che propone una collettiva di otto artisti moderni e contemporanei provenienti da una nazione che sta vivendo anni drammaticamente turbolenti. Il titolo della mostra è Arcaic e presenta lavori eterogenei (installazioni, video, fotografia, pittura e scultura). Il tema comune è il rapporto tra le opere selezionate e l’arte antica anch’essa rappresentata attraverso l’esposizione di alcuni manufatti prevalentemente recuperati a seguito dei celebri saccheggi avvenuti nel 2003. Non solo per un ben motivato gesto di incoraggiamento, ma anche per la possibilità di prendere atto di quale sia lo stato dell’arte irachena al tempo della guerra (che è quello odierno), suggeriamo di visitare un padiglione che ci auguriamo di vedere nuovamente presente nelle prossime edizioni della Biennale d’Arte di Venezia.

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Dopo quattro anni di assenza, torna a Venezia il padiglione Bosnia Erzegovina allestito con una mostra di forte impatto frutto del lavoro di Radenko Milak e di altri artisti da lui coordinati. Il titolo è Università del disastro e raccoglie video, disegni e fotografie ispirate alle tragedie della modernità. Il visitatore troverà numerosi riferimenti a episodi drammatici e per lo più dimenticati o censurati (Hiroshima, Chernobyl…) evocati attraverso opere che mettono in luce le responsabilità di chi li ha causati. Non un semplice atto d’accusa, ma monito e sopratutto insegnamento per coloro che intendono simili episodi come ineluttabili… Il piccolo padiglione è allestito all’interno del Palazzo Malpiero (lo trovate a pochi passi da Palazzo Grassi) ed è una delle più interessanti sorprese della Biennale d’Arte di Venezia 2017.

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Due sono gli artisti ospitati nei padiglioni Armenia (quest’anno, oltre  ai tradizionali spazi di Ca’ Zenobio degli Armeni si aggiungono quelli straordinari della Chiesa di Santa Croce degli Armeni): Jean Boghossian al quale è dedicata una estesa personale e Raphael Megall presentato attraverso una ridotta, ma significativa raccolta di opere. Il lavoro di Boghossian è particolarmente interessante ed è incentrato su immagini astratte di grande bellezza e forza evocativa create attraverso bruciature (controllate) delle tele. Tra le opere esposte, le monumentali stele con incise arcaiche scritture che sorgono da libri bruciati (a seguito di quale persecuzione?) rappresentano il momento più significativo della mostra e inducono il visitatore a alimentare una forte speranza nella capacità della cultura di sopravvivere a qualsiasi evento, compresi quelli più tragici…

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Nei pressi dei Giardini della Biennale, si trova il piccolo padiglione Bielorussia dove la video installazione dell’artista Roman Zaslonov costituisce il soggetto principale della mostra. Il titolo dell’opera è The Table ed è proprio un tavolo a scorrere davanti allo spettatore e a costituire il tema conduttore del filmato (durata 33″). Mentre scorre, vediamo trentatré personaggi che descrivono altrettante esperienze e stati d’animo. Si tratta di un’opera fortemente narrativa, di grande bellezza, poetica e a tratti commovente.

Nel Padiglione Andorra vediamo un’intera stanza rivestita di ciotole artigianalmente prodotte dall’artista Eve Eriza. L’opera dal titolo Murmuri è coreografica e anche suggestiva. La ciotola in quanto tra le prime forme modellate dall’uomo è vista come contenitore di verità capace di rivelare le esperienze condivise dagli esseri umani. Si tratta di un’opera che invita al silenzio e alla meditazione posta proprio nel centro della caotica Venezia. Non dimenticate di avvicinare l’orecchio ai conici manufatti per sentire l’atavico e insospettabile suono.

Se parteciperete alla Biennale d’Arte di Venezia per la prima volta, leggete i nostri consigli per visitarla al meglio.

Non dimenticate, inoltre, di leggere anche la seconda parte del reportage relativo agli eventi collaterali (ufficiali e non) della Biennale d’Arte di Venezia 2017…

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