Proseguiamo il tour degli eventi collaterali della Biennale d’Arte di Venezia (qui trovate la prima parte) visitando, questa volta, non solo i padiglioni nazionali estemporanei, ma anche alcuni progetti speciali. Non dimenticate, inoltre, di leggere i nostri reportage sulle due sedi principali, i Giardini della Biennale e l’Arsenale, della prestigiosa manifestazione e… buona visita virtuale!
I padiglioni nazionali estemporanei
Defilato e isolato rispetto a tutti gli altri eventi, il padiglione Ucraina (lo trovate presso lo Studio Cannaregio) porta a Venezia uno straordinario artista, il fotografo Boris Mikhailov che dagli anni Sessanta racconta il suo paese con uno sguardo scomodo e irriverente. La mostra, dal titolo Parliament presenta l’ultimo lavoro di Mikhailov che consiste in una sequenza di scatti fotografici ripresi dallo schermo televisivo durante le sessioni parlamentari. Le immagini sono state post-prodotte e volutamente danneggiate tramite un effetto interferenza (di analogica memoria) che rende i soggetti solo parzialmente leggibili. Se da un lato l’esposizione può risultare monotona, dall’altro, offre una rappresentazione straordinariamente efficace di una società (che non è solo quella ucraina) dove le istituzioni hanno perso credibilità…
Con ingresso dal Campo San Stefano, all’interno del palazzo che ospita l’Istituto Veneto di Scienze, Lettere e Arti, il padiglione Cuba offre una panoramica particolarmente articolata dell’arte contemporanea proveniente dallo stato dell’arcipelago caraibico. Quindici artisti le cui opere sono raccolte nella mostra intitolata Time of intuition (Il tempo dell’intuizione), descrivono un percorso che fatica a trovare un tema comune, ma che risulta comunque interessante per la presenza di opere particolarmente suggestive e qualche vera e propria intuizione. Si tratta di un’ottima occasione per conoscere il pensiero e le prassi artistiche di un paese lontano, ma che, da quanto constatiamo all’interno dello spazio espositivo, non poi così distante culturalmente…
Letteralmente incastrato all’interno della immensa esposizione dell’evento speciale Personal Structures (leggete oltre), il padiglione Kiribati (siamo nel Palazzo Mora) è una vera e propria sorpresa (in particolare per chi non aveva neppure idea dell’esistenza del piccolo stato oceanico). Già dal titolo, Ars longa, vita brevis! / Sinking Islands, unsinkable art, non possiamo che appassionarci a quanto presentato e che si riassume in un’installazione incentrata su un video multicanale. Ciò che vediamo proiettato, il Kiribati è un territorio a rischio poiché soggetto a mareggiate di crescente pericolosità, sono le sequenze delle danze folkloristiche degli indigeni (ma anche un simpatico avatar) che continuano fieramente a affidare a antichi riti la loro strenua lotta contro le conseguenze dei cambiamenti climatici. A corredare il tutto, troviamo una parete protetta dai sacchi di sabbia anti-inondazione che, a Venezia, troveranno certamente nuove occasioni di impiego…
Thank you so mutch for the flowers è il titolo del progetto artistico proposto all’interno del padiglione Lussemburgo nuovamente ospitato a Ca’ del Duca (in prossimità di Palazzo Grassi). L’autore del progetto è Mike Bourscheid, un artista decisamente eclettico che presenta un lavoro complesso e articolato in surreali e enigmatiche installazioni scultoree, criptiche e ironiche sequenze video e una performance (qui il programma) che vedono lo stesso Bourscheid protagonista mentre indossa un improbabile abito di scena. Sottilmente controversa e al limite del’astruso, l’opera ha come soggetto gli stereotipi di genere che vengono non solo capovolti, ma anche invertiti, estremizzati, destrutturati e nuovamente assemblati, ma con un nuovi e imperscrutabili criteri…
Due misteriosi troll islandesi, Ūgh e Bõögâr, alti 36 metri e con la pessima abitudine di mangiare i turisti. Una sequenza di dialoghi improbabili, ma maledettamente rivelatori. Una video installazione immersiva a due canali con proiezione di tipo video mapping che può essere vista anche mentre si sta comodamente seduti sorseggiando un caffè (nel padiglione cosa solamente 60 centesimi). Un artista irriverente e geniale (si tratta di Egill Sæbjörnsson, classe 1973). Uno spazio inedito, in un contesto inedito (siamo nell’isola della Giudecca in prossimità del lussuoso Hilton Molino Stucky). Questi alcuni degli ingredienti di un evento che lascia esterrefatti e fa divertire e nuovamente pone la proposta del Padiglione Islanda al di fuori di tutti gli schemi. Visitatelo!
Eventi speciali
L’elevato numero di eventi speciali (sono più di cento) obbliga a fare delle scelte. Il nostro suggerimento è quello di selezionarli in anticipo con grande cura, pena un tour de force che potrebbe, in più occasioni, letteralmente demoralizzarvi. Ecco alcuni suggerimenti…
Gli appassionati di arte astratta troveranno di grande interesse la personale dedicata al pittore (ma anche uomo d’affari) ispano-filippino Fernando M. Zobel (1924 – 1984). La mostra intitolata Contrapuntos è allestita con grande accuratezza e presenta un corpo di opere che ben rappresentano l’artista negli anni più proficui della sua produzione (1956 – 1959) comprendendo opere di straordinaria bellezza come quelle della Serie negra. La mostra è allestita nello spazio espositivo estemporaneo di Fondaco Marcello e fa parte del programma ufficiale della Biennale d’Arte di Venezia 2017.
Presso l’Abbazia San Gregorio gli ammiratori di Jan Fabre, il celebre e controverso artista Belga, troveranno una personale dal titolo Glass and Bone Sculptures 1977-2017 dove sono esposte 40 sculture che ripercorrono gran parte della sua vita artistica mettendo in scena le sue ricerche sul binomio vita-morte, natura-artificio, durezza-fragilità. Come già capiamo dal titolo, le opere sono realizzate in vetro e ossa, entrambi materiali duri al tatto, ma anche inevitabilmente fragili e facilmente riducibili in polvere… La mostra fa parte del programma ufficiale della Biennale d’Arte di Venezia.
L’evento Ask your body, allestito presso la Chiesa di San Samuele (la trovate di fronte all’ingresso di Palazzo Grassi), propone una meditazione sul significato dell’essere umani attraverso opere in stile iperrealista che, in alcuni casi, presentano effetti distorsivi di tale efficacia da mettere a dura prova le nostre capacità percettive. L’artista presentato è il sudafricano Evan Penny che attualmente vive e opera a Toronto. L’evento si caratterizza non solo per la qualità delle opere che farebbero impallidire le “rozze” statue di cera del Madame Tussauds, ma anche per la loro straordinaria e fortemente suggestiva contestualizzazione nella antica chiesa veneziana… La mostra non fa parte del programma ufficiale della Biennale d’Arte 2017.
Personal Structures è una collettiva che ospita le opere di più di 200 artisti internazionali tra i più e i meno noti. L’operazione è decisamente azzardata poiché una quantità così impressionante di opere concentrate in spazi per loro natura ristretti e labirintici (le due sedi dell’evento sono Palazzo Mora e Palazzo Bembo) rischia di riassumersi in un immenso bazar dove il visitatore difficilmente potrà orientarsi. D’altro canto, può diventare anche l’occasione ideale per compiere un proprio percorso di confronto e ricerca letteralmente immergendosi nelle infinite proposte che rappresentano i più diversi stili e tecniche espressive (video, sculture, dipinti, disegni, fotografie, installazioni) dell’arte contemporanea. La mostra non fa parte del programma ufficiale della Biennale d’Arte di Venezia. Trovate il catalogo completo (ottima mossa!) in versione pdf seguendo questo link.



Presso gli ex magazzini dell’Arsenale Nord, raggiungibili utilizzando il servizio navetta gratuito che dal Giardino delle Vergini approda nelle sponde opposte (ma per i più esperti della città lagunare, sarà possibile arrivarci anche dalla fermata Bacini del traghetto) è possibile visitare il ragguardevole HyperPavilion disposto su un’area coperta di 3.000 metri quadri dove sono ospitate le opere (sculture, installazioni video-installazioni) di 12 artisti internazionali provenienti da Corea, Francia, Belgio e Stati Uniti. Il tema comune è quello dell’impatto dell’uomo sulla Terra in rapporto con i sistemi di connessione digitale (nella presentazione troviamo anche sfiziosi riferimenti all’antropocene e all’Ipotesi Gaia). Le opere sono per lo più grandi e iper-tecnologiche installazioni capaci di creare originali effetti il cui impatto scenografico è amplificato dall’immenso e oscuro spazio che le ospita. L’HyperPavilion (la produzione è coreana) non fa parte del programma ufficiale della Biennale d’Arte 2017.
Non dimenticate di scoprire gli altri padiglioni nazionali estemporanei e le grandi installazioni monumentali della Biennale d’Arte di Venezia 2017 seguendo questo link.
Un pensiero su “Biennale d’Arte di Venezia: gli eventi collaterali e le installazioni in città (parte II)”