KL-Natzweiler o Konzentrationslager Natzweiler-Struthof fu il solo campo di concentramento nazista istituito nel territorio francese. Dal 2005, per ricordare quanto accadde al suo interno è stato aperto un ampio memoriale che vi invitiamo a conoscere e a visitare…
Il memoriale è posto tra i monti Vosgi a circa 60 chilometri a sud-ovest di Strasburgo. Siamo nella regione dell’Alsazia, un territorio lungamente conteso tra Francia e Germania che, caduto nuovamente nelle mani dello stato tedesco durante la seconda guerra mondiale, finì per ospitare uno dei più famigerati campi di detenzione e di lavoro del Terzo Reich. Vi furono tradotti prigionieri di guerra, dissidenti, partigiani e ebrei per un totale di circa 40.000 persone di cui circa 22.000 persero la vita durante la prigionia. Come in ogni luogo della memoria non mancano alcuni aspetti controversi e più di qualche sofisticazione; in ogni caso, anche a Natzweiler-Struthof è possibile conoscere da vicino le brutali pratiche di un regime che estremizzò sino al parossismo il concetto di intolleranza…
Visitare il memoriale del Campo di Concentramento di Natzweiler-Struthof
Il memoriale si raggiunge agevolmente solo in automobile (più sotto trovate la mappa dettagliata). Si dovrà considerare che vi sono due punti di interesse: il memoriale del campo di concentramento con il relativo centro documentazione e la camera a gas (Chambre a gàz) che è possibile raggiungere in auto o tramite un sentiero (700 metri). Convenientemente, la visita nell’area si completa con l’ingresso al museo Memoriale Alsazia Mosella che dista 12 chilometri in direzione Strasburgo. L’area non è particolarmente attraente, quindi, dopo le visite, vi suggeriamo di proseguire verso Strasburgo o verso le pittoresche località dell’Alsazia del Sud.
Presso il memoriale del campo di concentramento troverete ampio parcheggio (gratuito), un’area attrezzata per picnic e un modesto servizio bar. L’ingresso al memoriale richiede il pagamento di un biglietto (6,00 euro a persona) acquistabile presso il centro documentazione denominato Centro europeo del resistente deportato che si presenta con un’architettura essenziale e dovutamente austera.
All’interno del centro troverete una ridotta, didascalica e parziale panoramica sui principali campi di concentramento europei insieme a una frammentaria narrazione del ruolo e della drammatica parabola dei partigiani francesi che trovarono la morte nel campo. Una volta corrisposta la poco giustificabile cifra per l’accesso al memoriale, pertanto, il visitatore potrà avviarsi direttamente verso il “campo”.



Si tenga presente la non tassativa, ma raccomandata richiesta di un abbigliamento consono e di un comportamento adeguato al luogo (ad esempio, i cellulari andrebbero spenti…). Non mancherà in ogni caso il disturbo prodotto dalle numerose e nutrite comitive di visitatori dediti a faccende tutt’altro che riguardanti la memoria e il cordoglio. Tra i gruppi di visitatori, particolarmente numerosi sono quelli scolastici sia nazionali che tedeschi vista la stretta prossimità del memoriale al confine.
L’ingresso all’area delle baracche corrisponde a quello “originale” dove transitavano i detenuti. Proprio lì, infatti, sotto la scritta Konzentrationslager Natzweiler-Struthof, avviene lo strappo del biglietto, operazione che consente di varcare il cancello di ingresso.

Introduzione storica al Campo di Concentramento di Natzweiler-Struthof
Aperto il 21 aprile del 1941 in prossimità del villaggio di Struthof, il campo di Natzweiler-Struthof è stato un campo di lavoro dedicato in prevalenza ai prigionieri di guerra, ai dissidenti e ai molti partigiani, spie e eversivi che la conquista dell’est e lo scarso consenso ottenuto all’ovest, via via producevano. Anche se al’interno del campo sono commemorati in particolare gli internati francesi, a Natzweiler-Struthof furono raccolti per lo più detenuti polacchi, sovietici e tedeschi. Gli internati erano impiegati inizialmente nella vicina e preziosa cava di granito rosa, ragione della realizzazione del campo nella località di Struthof, e successivamente nelle più impellenti attività di produzione bellica presso le industrie presenti nei suoi dintorni come la Krupp, la Adler o la Daimier Benz. Anche al campo di concentramento di Natzweiler-Struthof facevano riferimento decine di sotto campi disposti nell’area circostante.
Sino al 1943 il campo era destinato ai deportati tedeschi e austriaci. Successivamente e sino alla liberazione giunta nel 23 novembre 1944 per mano delle forze americane, vi furono tradotti prigionieri provenienti da tutta l’Europa conquistata dall’esercito del Terzo Reich. Esigua fu la presenza di ebrei anche se l’episodio che ha riguardato la loro sorte è tra i più citati.
Nella primavera del 1943, dal campo di sterminio di Auschwitz, furono tradotti a Natzweiler-Struthof 86 ebrei immediatamente uccisi nella camera a gas. Furono richiesti per la grottesca ragione di assicurare all’istituto anatomico universitario dello stato tedesco un numero sufficientemente indicativo di ossa per realizzare una collezione antropologica sulle diverse razze umane. A seguito di questo fatto, anche Natzweiler-Struthof entrò a far parte della complessa geografia dei luoghi dove si realizzò la Shoah.
Ugualmente rara fu la presenza di donne, ma al destino di alcune di esse viene dedicata la più ampia narrazione didascalica. Si tratta delle testimonianze relative alle quattro donne che furono fucilate il 6 luglio 1944. Tutte appartenevano all’organizzazione a guida britannica, Special Operations Executive che compiva azioni di spionaggio e di coordinamento delle attività partigiane in territorio francese. In generale, nelle informazioni rese al visitatore all’interno della struttura, si denota un forte accento dato alle iniziative dei partigiani francesi trascurando ogni aspetto relativo alla generalizzata collaborazione che si instaurò con il regime e le sue pratiche discriminatorie e persecutorie…


La visita al memoriale del campo di concentramento di Natzweiler-Struthof
Non sono molte le testimonianze che possiamo trovare all’interno del memoriale. Tra queste vi è il grande portale di accesso ottimamente conservato (o ricostruito?) da cui inizia la discesa lungo il versante terrazzato dove in origine erano poste, una accanto al’altra e su sei gradoni, le baracche. Persiste anche la doppia recinzione in reticolato di filo spinato, un tempo elettrificata, che per intero cinge il “campo” con la sola interruzione delle torrette di guardia anch’esse conservate nella loro composizione originale. Delle baracche ne sono rimaste conservate quattro di cui due sono trasformate in museo. Le altre ospitano il locale delle docce (si ricordi che la camera a gas era posta al di fuori dell’area recintata), il forno crematorio e altre raccapriccianti testimonianze come il tavolo per la dissezione dei cadaveri o il “cavalletto per le bastonate” (pruegelbock). Rimane in bella mostra anche il palo per le impiccagioni che continua imperterrito a mostrare una corda penzolante con all’estremità un nodo scorsoio. Quest’ultimo elemento ci ricorda uno dei più frequenti ed estremi sistemi punitivi che insieme alle fucilazioni, costituì la principale causa di morte all’interno del campo.




Il memoriale è dominato da una grande opera scultorea a forma di colonna cava con all’interno scolpita la sagoma di un deportato. Ai piedi del poco suggestivo monumento è sepolto il corpo di un ignoto deportato francese.
Chi volesse completare la visita potrà proseguire oltre (sia in auto che a piedi) e raggiungere l’anonimo stabile che fu adibito a camera a gas.

Alcune considerazioni sul memoriale del campo di concentramento di Natzweiler-Struthof
Nell’insieme, la visita è sufficientemente proficua anche se ci sono alcuni aspetti che rendono il luogo poco espressivo e di scarso coinvolgimento. Dicevo della necessità di pagare l’inopportuno biglietto per l’ingresso, dello strappino che opera ironicamente proprio in coincidenza del cancello che si apriva ai deportati e della presenza un po’ forzata di alcune strutture e oggetti artificiosamente “incaricati” di mettere in mostra gli aspetti più truculenti della vita nel campo. Ci sono, inoltre, numerose scolaresche che restano del tutto avulse dal contesto e c’è anche un malcelato intento “politico” che si esprime nell’enfatizzare il comportamento onorevole di alcuni dissidenti dimenticando di raccontarci quello disonorevole della maggioranza…
A questo link trovate il sito ufficiale del memoriale.
Tutte le foto sono state realizzate da noi a giugno 2016 e sono disponibili in modalità Creative Commons cliccando qui
Letture suggerite
Necropoli di Boris Pahor,
Copertina flessibile: 280 pagine
Editore: Fazi; prima edizione (1 gennaio 2008)
Collana: Tascabili
Lingua: Italiano
ISBN-10: 8881127199
Campo di concentramento di Natzweiler-Struhof sui Vosgi. L’uomo che vi arriva, una domenica pomeriggio insieme a un gruppo di turisti, non è un visitatore qualsiasi: è un ex deportato leggi di più
Ho letto il tuo articolo con molta attenzione e sono rimasta (nuovamente) scottata dalle vicende che hanno toccato anche la Francia.
Ho avuto modo, qualche mese fa, di visitare il Campo di concentramento a Berlino. Un’esperienza impressionante che, a quanto pare, non si discosta molto dalla tua.
Mi chiedo continuamente cosa è passato per la testa a queste persone.
Con quale coraggio hanno commesso queste atrocità?
"Mi piace""Mi piace"
Ciao Cristina, l’Europa è tragicamente disseminata di luoghi come questo … Sachsenhausen (che credo sia quello che tu hai visitato) e Natzweiler, tra l’altro, nella loro “brutalità”, sono tra i campi dove le pratiche punitive, rieducative e discriminatorie, erano relativamente e sottolineo relativamente, “moderate”, rispetto a quelli polacchi … Andandoci possiamo capire, commemorare e riflettere … meglio sarebbe se tutto ciò potesse avvenire in silenzio …
Ti rigrazio moltissimo della visita e del tuo commento!
"Mi piace"Piace a 1 persona