Riga è una capitale magnifica e sorprendente. Visitandola, si resta innanzitutto colpiti dalla sua dimensione poiché, al contrario delle altre due capitali baltiche, Riga ha la statura di una grande città con un centro molto esteso e molto frequentato. Colpisce anche il numero di attrazioni che la città offre e che il turista trova disseminate in tutti i quartieri. Scoprite insieme a noi alcune tra le mete della capitale lettone…

Visitare Riga è facile: il traffico è sotto controllo e l’area pedonale del centro è molto estesa. Il mezzo pubblico più efficiente e che vi porterà ovunque è la economicissima tranvia che ha sempre un non so che di romantico. L’ufficio informazioni che si trova nella centralissima piazza Rātslaukums, offre ogni indicazione, oltre a decine di brochure e mappe tematiche. Noi abbiamo scelto di affidarci alla mappa LikeaLocal che anche per Riga è stata realizzata in modo ineccepibile (se non conoscete queste mappe cliccate qui). Bene, è ora di iniziare il nostro giro in città…
Riga, capitale della art nouveau
A Riga, gli amanti dell’art nouveau corrono il serio rischio di finire per sbattere contro un palo o di riportare grossi dolori alle cervicali. Nella capitale lettone, infatti, ci sono interi quartieri con edifici riccamente decorati secondo lo stile di inizio Novecento e con soluzioni sorprendenti per la loro dovizia e generosità di forme.
In città troverete anche un vero e proprio distretto della art nouveau, dove si raggiunge l’apoteosi in termini sia quantitativi che qualitativi. Il distretto si snoda lungo le vie Elizabeth Iela e Alberta Iela tranquillamente raggiungibili a piedi dal centro storico. Al suo interno si può visitare anche un museo e un negozio interamente dedicati all’art nouveau.


Autore di molti progetti è stato l’architetto Michail Ejzenstejn il padre del famoso regista Sergej. La maggior parte dei palazzi che vedrete in via Elizabeth e in via Alberta, sono stati proprio da lui concepiti. Michail Osipovič Ėjzenštejn nacque a San Pietroburgo e in seguito si trasferì Riga. Nella capitale lettone, nei primi anni del ‘900, ricevette l’incarico da parte di molti notabili della città di aggiungere prestigio alle proprie residenze decorandole in modo dovizioso, appariscente e secondo i “moderni” canoni dell’art nouveau o jugendstil. Con passione, inventiva e un certo coraggio, Ejzenstein disegnò sulle facciate ghirlande, elmi, aquile, teste di Medusa e corpi di donne seducenti e conturbanti così come li potremmo riconoscere solo nei dipinti di Gustav Klimt. Ejzenstein progettò ogni singolo elemento seguendo anche tutte le fasi della realizzazione.
Michail Ėjzenštejn era l’Otto Wagner di Riga, l’architetto che fece della città sulla Daugava la rivale di Vienna, l’ideatore di diciannove progetti architettonici, di cui sedici in Jugendstil, tutti nello stesso quartiere, alcuni attigui tra loro.
Da Anime Baltiche (ed. Iperborea) di Jan Brokken
Oggi Michail è più conosciuto come il padre di Sergej Ėjzenštejn, il regista di La corazzata Potëmkin, Ottobre, Sciopero! e Que viva Mexico!. Sergej, tuttavia, finì per ripudiare il padre perché detestava il suo lavoro inutilmente “pannoso” e al servizio dell’alta e da lui detestata borghesia.
Visitare le opere di Ėjzenštejn e degli altri architetti della Riga di inizio Novecento è d’obbligo, ma mi raccomando, attenzione alle cervicali!


Non c’è miglior lettura per chi vuole entrare “nell’anima” dei paesi baltici del libro Anime baltiche (ed. Iperborea). Scritto dall’olandese Jan Brokken, il testo è una miniera di informazioni, citazioni e curiosità relative agli illustri personaggi delle tre nazioni nordiche che diventano la chiave di lettura ideale per conoscerle seguendone le evoluzioni storiche, artistiche e sociali. Tra le “anime” c’è anche quella di Michail Ėjzenštejn…
Conoscere Riga e la sua storia
La storia moderna lettone è densa di accadimenti per lo più drammatici e il ricordo delle sue recenti fasi cruciali è ancora ben impresso nella memoria collettiva del popolo baltico. Qui sotto ve ne faccio un rapidissimo riassunto:
La Lettonia era parte della Russia imperiale. Dopo la prima guerra mondiale, diventò indipendente, ma solo sino alla successiva occupazione dei russi. Con la seconda guerra mondiale arrivarono i tedeschi e con loro la Shoah. Nuovamente tornarono i russi e iniziò la lunga occupazione sovietica che terminò grazie alla prodigiosa Rivoluzione Cantata (1987 – 1991). Tutto questo in meno di un secolo!
Per capire il desiderio di libertà dei lettoni, vi basterà volgere lo sguardo al monumento simbolo della città, il Brīvības Piemineklis, ossia il Monumento alla Libertà. L’alta torre, sormontata da una figura femminile è un simbolo particolarmente amato dagli abitanti della città che spesso la raggiungono spontaneamente per lasciare alla sua base dei fiori. Progettata dallo scultore Kārlis Zāle, fu eretta nel 1935 in onore all’indipendenza conquistata dopo la prima guerra mondiale (1918 – 1920). Poi, il monumento rimase lì dov’era perché anche i sovietici non osarono toccarlo durante la lunga occupazione che iniziò nel 1944 e si concluse, finalmente, nel 1991. Negli anni dell’occupazione, in ogni caso, era proibito portare fiori al monumento…

Le tre stelle d’oro che l’immobile donna rappresentata nella sommità dell’alta stele solleva, simboleggiano le tre regioni della Lettonia: la Curlandia, la Livonia e la Letgallia. La donna viene affettuosamente chiamato Milda, l’antica dea lettone dell’amore e della libertà. Davanti alla statua, due guardie presenziano ventiquattro ore su ventiquattro facendoci capire che qui, con la libertà, non c’è alcuna voglia di scherzare.
L’occupazione sovietica, il terrore, le deportazioni, gli interrogatori e le uccisioni (quelle fatte con un colpo alla nuca), sono il soggetto di un’esposizione particolarmente efficace. Si tratta del Museo dell’Occupazione della Lettonia, (Latvijas Okupācijas Muzejs). Lo trovate nel centro storico di Riga, a due passi dalla centralissima Rātslaukums. L’ingresso è gratuito e nell’ampio spazio espositivo si possono conoscere tutti i lati oscuri dell’occupazione sovietica insieme a quelli ancora più truculenti dell’occupazione nazista.

Prima della sua trasformazione in Museo dell’Occupazione (1993), in poca sovietica, il severo edificio ospitava il museo dedicato ai Fucilieri Rossi Lettoni ricordandone il ruolo durante la Guerra Civile Russa (1917 – 1923). Ancora oggi, al suo esterno, è presente la statua che li commemora malgrado il controverso ruolo che questi uomini svolsero…

A Riga, si possono visitare anche gli uffici di quella che fu la centrale operativa del KGB da qualche anno aperti al pubblico. Li trovate presso il famigerato palazzo Stūra māja posto all’incrocio tra Stabu Iela e Brīvības Iela (l’ingresso è in Brīvības iela 61). In Lettonia, quando si menziona via Stabu, corre ancora un brivido di terrore lungo la schiena delle persone e visitando il palazzo museo scoprirete il perché…
L’occupazione nazista ha anch’essa lasciato un segno indelebile nella città. Anche nella capitale lettone, gli ebrei furono privati della loro sinagoga, della loro dignità e infine, per la maggior parte, furono deportati e uccisi. Per conoscere questa vicenda suggerisco di visitare il piccolo, ma significativo Museo Ebraico che racconta la storia della comunità ebraica locale, il Museo del Ghetto Ebraico che si trova vicino al mercato di Riga e, infine, il magnifico memoriale dedicato a Žanis Lipke.
Pranzo al mercato al coperto di Riga
Il più grande mercato al coperto d’Europa si trova a Riga dietro la stazione dei treni. È impossibile non notarlo perché è situato all’interno di cinque enormi capannoni affiancati che vennero fatti edificare dai tedeschi come hangar per i dirigibili. Al loro interno vi sono chilometri di bancarelle di frutta, verdura, cibarie varie e oggettistica, tutta rigorosamente made in china. Dichiarato patrimonio UNESCO, il mercato merita comunque una visita anche perché ospita alcune gastronomie dove si possono mangiare i piatti della tradizione lettone: non quelli pregiati, quelli quotidiani che sono semplici, ma efficaci.

La torta di compleanno di Stalin, vedere Riga dall’alto
Dietro il mercato al coperto di Riga si trova un grattacielo che certamente non passa inosservato. La sua architettura monumentale di matrice socialista, infatti, lo distingue da ogni altro edificio della capitale. Le guide lo menzionano, ma come meta trascurabile, noi, invece, vi invitiamo a conoscerne la storia e a entrarci dentro…

Il grattacielo alto 108 metri fu costruito dopo la seconda guerra mondiale (nel 1961) per diventare il palazzo dei kolchoziani. Per questa ragione, i fondi per la sua realizzazione furono raccolti proprio presso gli agricoltori dei kolchoz lettoni. Si fece anche ricorso alle “donazioni volontarie” che avvennero tramite un prelievo forzoso sui salari. Volontà e imposizione, infatti, ai tempi dell’Unione Sovietica, andavano sempre e misteriosamente d’accordo. L’opera di costruzione fu impegnativa anche perché si trattava di realizzare l’edificio in cemento armato più alto al mondo. Nella cima svettava la stella socialista a cinque punte che fu immediatamente rimossa nel 1991 quando la Lettonia divenne indipendente.

Vedendo il grattacielo, qualcuno potrebbe trovarsi un po’ spaesato perché l’edificio è identico a altri due grattacieli: quello moscovita dell’Università di Stato Lomonosov e quello di Varsavia del Palazzo della Cultura e della Scienza. Stesso progetto, tre realizzazioni. Oggi, gli abitanti del luogo chiamano scherzosamente il grattacielo “la torta di Stalin“, oppure il “dente di Stalin”.
Il visitatore che decide di entrare dall’ampio portone centrale viene premiato con la scoperta che si può accedere alla terrazza panoramica posta al diciassettesimo piano del grattacielo. Per farlo è necessario acquistare una biglietto, ma in cambio si potrà agevolmente godere del panorama più suggestivo della capitale.

La salita avviene tramite un ascensore che vi porterà a uno o due piani sotto la terrazza che raggiungerete attraverso un intricato percorso fatto di stretti corridoi che svoltano di qua e di là secondo una logica impenetrabile. Se avete paura degli ascensori, oppure, se la tecnologia sovietica non vi ispira un’incondizionata fiducia, il consiglio è di farvi forza e di salire comunque…
Al di là del fiume Daugava
Ci sono molte buone ragioni per attraversare il fiume Daugava. La prima è certamente il pittoresco quartiere di Kipsala. Qui, nel lungo fiume, si può passeggiare placidamente tra le molte case tradizionali lettoni in legno, ora perfettamente restaurate. Si tratta di antiche abitazioni che risalgono alla seconda metà dell’Ottocento recentemente inserite tra i siti patrimonio dell’UNESCO.

Oltre il fiume Daugava, c’è anche il piacevole parco Izvara. Qui ci si può rilassare passeggiando nel verde lungo i due torrenti che lo attraversano. Nel parco è posto il Monumento della Vittoria Sovietica caratterizzato da uno slanciato obelisco alto di 79 metri che nella sommità espone il simbolo sovietico della stella a cinque punte. Alla base sono inserite due statue disposte nell’enorme e desolante piazzale. Una rappresenta i vittoriosi soldati dell’Armata Rossa, l’altra, una donna che simboleggia la conquistata vittoria contro l’invasore nazista. Il memoriale è stato eretto nel 1985, quarant’anni dopo la fine della seconda guerra mondiale. I lettoni se ne liberebbero volentieri, ma la minoranza russa non ne sarebbe per niente contenta. Per il semplice quieto vivere, l’opera resta lì dov’è e annualmente accoglie le manifestazioni della minoranza russa della città in memoria dei caduti della seconda guerra mondiale.

Il mercatino delle pulci
Se cercate un autentico cimelio sovietico, oppure, se semplicemente vi piace frugare tra vecchie cartoline, poster, dischi, telefoni, abiti e cimeli di ogni genere, il Latgalite Flea Market fa per voi! Non è molto grande, anzi, ma è ugualmente curioso e qualcosa da portare a casa a un ottimo prezzo sicuramente la troverete. Al contrario di altri mercatini delle pulci, il Latgalite Flea Market è stabile. Con una certa rassegnazione, proprio qui si recano gli abitanti della capitale per ritrovare la bicicletta rubata …

Il gattino che tutti fotografano
Nel centro storico della città, in via Meistaru al numero 10, c’è un edificio con la statua di un gattino sul tetto e tanto basta per riempire la piazzetta sottostante di turisti. Ma perché? Ci sono tanti palazzi molto più belli, caratteristici, suggestivi, colorati e decorati; perché tutti lì alle prese con questo gattino? Per capire il fenomeno mi sono letto la storia del palazzo e il simpatico aneddoto che sta all’origine del decoro felino. In estrema sintesi, il gattino, in origine volgeva la coda e di conseguenza il “culo”, alla sede dell’associazione dei commercianti, la Camera di Commercio Maggiore di Riga, che non concesse l’ammissione tra i soci proprio al proprietario del palazzo. La statuetta rappresentò, pertanto, un gesto di stizza che sarebbe, in futuro, diventato quasi leggendario. In ogni momento della giornata, arrivano nutriti gruppi di viaggiatori che istruiti su questa storiella dalle loro guide, sorridono e poi fanno la foto di rito.

Una lettura suggerita per conoscere più in profondità la capitale lettone è il libro monografico Riga magica. Cronache dal Baltico di Massimiliano Di Pasquale (ed. Il Sirente). Il libro, con uno stile originale, ci accompagna attraverso il quartiere di Maskavas, i vicoli della Città Vecchia e i luoghi tragici dell’Ebraismo lettone; ci racconta i capolavori dello Jugendstil baltico, le spiagge bianche di Jurmala e gli aneddoti legati a personaggi vissuti nella capitale lettone come Richard Wagner e Giuseppe Tomasi di Lampedusa.
La chiesa ortodossa della Natività di Cristo
La più grande chiesa ortodossa dei paesi baltici si trova a Riga nella centrale Brīvības bulvāris. Progettata dall’architetto Robert Pflug, fu costruita tra il 1876 e il 1884 integrando lo stile neo bizantino con peculiari elementi eclettici. L’edificio ha cinque cupole compresa la torre campanaria alta 43 metri. Durante l’occupazione sovietica, nel 1963, la chiesa venne chiusa e successivamente trasformata in un planetario con all’interno un caffè informalmente conosciuto come l’Orecchio di Dio che era diventò il luogo di ritrovo privilegiato degli intellettuali bohemien della città. Nel 1991, dopo l’indipendenza, iniziarono i lavori di restauro che terminarono nel 2006 quando la chiesa tornò al suo precedente splendore.

La Biblioteca Nazionale: il Castello della Luce
Tra le non molte architetture contemporanee che dominano lo skyline della città, la più caratteristica e ammirevole è quella della Biblioteca Nazionale (2012) posta lungo il fiume Daugava, nel lato opposto al centro cittadino. L’edificio è stato progettato dall’architetto americano di discendenza lettone Gunars Birkerts ed è stato da subito oggetto di accesi dibattiti tra i suoi molti sostenitori e gli immancabili detrattori. I primi mettono in luce la straordinaria coerenza del progetto che ripropone le tradizionali linee architettoniche lettoni in una combinazione moderna, essenziale e semplificata. I detrattori, invece, vedono questo imponente edificio come un elemento irrimediabilmente estraneo alle architetture storiche del quartiere. Comunemente chiamata Castello della Luce, questa costruzione, in ogni caso, è subito diventata uno dei simboli della città alla pari del Teatro dell’Opera di Sidney o della Torre Eiffel di Parigi.

Non si possono contare i locali della città che offrono atmosfere curiose e insolite. Tra questi vi suggerisco il minuscolo bar Café Gauja interamente arredato secondo lo stile sovietico degli anni sessanta e settanta. Se riuscirete a trovare spazio nei soli tre tavolini disposti all’interno, sarà questo il luogo ideale per rilassarvi, magari sfogliando un magazine d’annata. Lo trovate nella centrale Terbatas Iela al numero 56.
Ho scoperto questo blog solo stamattina, e ho iniziato a sfogliare gli articoli e immaginarmi i prossimi viaggi in Europa.
Sono stata a Riga due mesi fa e l’ho amata moltissimo: mi ha fatto piacere leggere questo bellissimo articolo e mi rammarico di non essere riuscita ad andare nel quartiere di Kipsala: purtroppo il tempo è sempre tiranno…
A presto,
Claudia
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Infinite grazie Claudia… Grazie al tuo commento, inoltre, ho finalmente ritrovato il tuo splendido blog che anni fa mi convinse alla lettura di Anime Baltiche… A presto pertanto!
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Ma dai, Davide, pensa che coincidenza! Anime baltiche è un grande reportage che illumina un pezzetto d’Europa splendido quanto “dimenticato”. So che molti hanno intrapreso un viaggio nelle Repubbliche Baltiche grazie al mitico Brokken 🙂
Io sono stata a Tallinn e Riga, spero di trascorrere presto un piacevole soggiorno a Vilnius.
A presto, buon viaggio e buone letture!
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