Dal 14 al 16 giugno 1934, Adolf Hitler visitò Venezia e il giorno successivo al suo arrivo si recò presso i Giardini della Biennale per visitare la celebre mostra d’arte giunta in quell’anno alla 19° edizione. Non si trattò di un viaggio di piacere, bensì del primo viaggio di stato del leader tedesco che a Venezia finalmente incontrò il suo beniamino Benito Mussolini…

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Hitler e Mussolini a Venezia nel 1934 (CC)

Dal 1933 Hitler era il leader indiscusso e indiscutibile della politica germanica. Come primo viaggio da cancelliere scelse Venezia e come ospite, Benito Mussolini. Italia e Germania, è bene ricordarlo, non erano ancora formalmente alleate, ciò avverrà tre anni più tardi quando l’Italia aderì al patto Anticomintern che legherà indissolubilmente il suo destino a quello della Germania nazista e del Giappone imperialista. Anche a trattato non firmato, tuttavia, i due leader e di conseguenza le due nazioni, iniziarono da subito un percorso di lento avvicinamento e questa visita rappresentò un importante “primo passo”.

La corte di una antica residenza a Monaco, Adolf Hitler 1914
La corte di una antica residenza a Monaco, Adolf Hitler 1914

Non si deve dimenticare che, in gioventù, Hitler tentò in ogni modo di diventare un apprezzato pittore e la sua visita a Venezia, Biennale d’Arte compresa, fu anche quella di un artista in pectore (non ottenne neppure l’ambita ammissione all’Accademia di Vienna).

Ero talmente convinto del successo che la bocciatura mi colpì come un fulmine e ciel sereno. Ma era proprio così. Come mi presentai dal rettore e gli chiesi di chiarirmi i motivi della mia bocciatura, quel signore mi assicurò che dai disegni che avevo presentato risultava con ogni evidenza che non ero assolutamente adatto a fare il pittore, ma che il mio talento mi portava piuttosto verso il campo dell’architettura

Adolf Hitler

Come pittore, Adolf non ebbe mai l’opportunità di esporre in un contesto prestigioso come quello della Biennale d’Arte di Venezia, anzi credo proprio che non abbia mai esposto pubblicamente le sue opere (non ho trovato alcuna informazione che afferma il contrario). Riuscì, in ogni caso, a partecipare alla manifestazione veneziana accentrando l’attenzione così come nessun artista riuscì a fare.

Va precisato che Hitler non visitò la Biennale insieme a Benito Mussolini, non mancò in ogni caso, la presenza un nutrito gruppo di camicie nere in rappresentanza del regime italiano.

Come prevedibile, la visita ai Giardini della Biennale offrì numerosi spunti per i commentatori: il cancelliere espresse idee molto precise e nette riguardo la proposta artistica esposta nei padiglioni nazionali, confermò l’esigenza di modificare il padiglione tedesco secondo le linee guida dell’architettura nazionalsocialista e rifiutò il quadro che gli fu dato in omaggio. Un ospite tanto illustre quanto complicato da gestire. Ma andiamo con ordine…

Questo padiglione non mi piace

Il padiglione Germania fu costruito secondo il progetto dell’architetto italiano Daniele Draghi e fu completato nel 1909 davanti a quello francese e a fianco di quello inglese. Durante la sua visita, Hitler ordinò di modificarlo nella direzione di un’architettura monumentale e in linea con i nuovi canoni architettonici degli edifici di rappresentanza del nazionalsocialismo. Canoni che, insieme al suo consulente Albert Speer e facendo riferimento all’opera dell’architetto Paul Troost (sua la programmatica Haus der Kunst di Monaco) avrebbe in seguito accuratamente definito. Il progetto verrà affidato all’architetto Ernst Haiger e l’edificio rinnovato è inaugurato nel 1938.

Chi visita i Giardini della Biennale oggi, trova esattamente lo stesso padiglione che Hitler volle in rappresentanza della sua nazione, aquila e bandiera uncinata a parte. Se volete approfondire la storia del padiglione Germania, cliccate qui.

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Giardini della Biennale, il Padiglione Germania (Foto: Looking for Europe 2015)

Il dono rifiutato

Durante la sua visita Hitler fu accompagnato, tra gli altri, dall’ambasciatore italiano in Germania, Vittorio Cerruti, dal presidente della Biennale Giuseppe Volpi di Misurata e dal suo segretario generale che decisero di dare un omaggio all’ospite scegliendo un dipinto dell’artista veneziano Fioravante Seibezzi. Il cancelliere, senza troppe remore, rifiutò l’omaggio pittorico raffigurante una veduta di Venezia. Troppe sfumature, mentre Adolf preferiva immagini chiare e nitide: preferiva lo stile oleografico che lui stesso aveva scelto per i suoi dipinti. Così, venne offerto a Adolf uno dei quadri che questi aveva ammirato presso il padiglione Italia: si trattava del dipinto dell’artista toscano Memo Varaggini dal titolo Barche. Questa volta il cancelliere fu molto soddisfatto.

Memo Varaggini è qualificato come fine paesaggista, ma l’apprezzamento di Hitler diventerà la principale voce della sua biografia che per il resto è quella di un pittore innamorato della natia Maremma che continuò a rappresentare con dipinti che evocano pace, tranquillità e serenità…

Fioravante Seibezzi, Veduta del Canal Grande olio su tela
Fioravante Seibezzi, Veduta del Canal Grande olio su tela

Arte degenerata

Hitler rimase per lo più deluso dalle opere esposte ai Giardini della Biennale e come poteva essere altrimenti? La scena artistica era dominata dal cubismo, dall’espressionismo, dallo stile dada, dall’astrattismo e dal primitivismo: tutte forme espressive che il cancelliere considerava degenerate.

Chiunque ad esempio volesse giustificare i disegni o le sculture dei nostri dadaisti, cubisti, futuristi o di quei malati espressionisti, sostenendo lo stile primitivista, non capisce che il compito dell’arte non è quello di richiamare segni di degenerazione, ma quello di trasmettere benessere e bellezza. Se tale sorta di rovina artistica pretende di portare all’espressione del “primitivo” nel sentimento del popolo, allora il nostro popolo è cresciuto oltre la primitività di tali “barbari”.

Dal discorso di Adolf Hitler durante il congresso sulla cultura tedesca, 1935

Dopo la visita, Adolf, poté riposare nella suite per lui riservata presso lo storico Hotel des Bains (oggi chiuso) nel lungomare del Lido di Venezia.

Si trattava del medesimo albergo più volte frequentato dallo scrittore tedesco Thomas Mann che considerava Hitler “Uno straccione bugiardo e ridicolo che latra ai microfoni”. L’hotel veneziano diverrà celebre per essere diventato l’ambientazione del celeberrimo romanzo dell’autore tedesco intitolato La Morte a Venezia. Del soggiorno di Hitler, invece, si trovano solo poche e confuse memorie…


Potete ripercorrere la visita di Hitler a Venezia guardando il filmato “L’incontro Mussolini-Hitler a Venezia” disponibile anche presso l’Archivio Storico Istituto Luce. Al minuto 5:30 trovate le sequenze della visita alla Biennale.


 

2 risposte a “15 giugno 1934, Hitler visita la Biennale di Venezia”

  1. […] viaggio da capo di stato, Adolf Hitler incontra Benito Mussolini a Venezia. Nell’occasione Hitler visita la Biennale (non in compagnia del Duce) rimanendo deluso per le opere esposte, per l’architettura del […]

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  2. […] quando il Führer visitò la Biennale di Venezia (per conoscere i dettagli della visita seguite questo link), il Padiglione Germania era quello che l’architetto veneziano Daniele Donghi aveva […]

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